Non è semplice raccontare Atlanta a chi non sa cosa sia, ma forse è giusto così: vale per la serie come per la città americana di cui porta il nome, e anche per le esperienze che il suo autore cerca di raccontare. L’autore in questione è Donald Glover: classe 1983, talento folgorante e poliedrico, attore, sceneggiatore, cantautore, rapper, comedian e produttore, tra le altre cose.
Qualcuno l’ha già conosciuto qualche anno fa nella comedy Community, quasi tutti stanno per scoprirlo nei panni del giovane Lando Calrissian nel prequel di Star Wars dedicato a Han Solo, in sala dal 23 maggio. Ma è Atlanta, la cui prima stagione è andata in onda negli Stati Uniti nel 2016 mentre la seconda è in arrivo su Fox Italia, il suo lavoro più strabiliante, complesso, profondo e politico, tanto quanto gli album musicali che firma con lo pseudonimo di Childish Gambino.
Se siete curiosi e volete farvi un’idea, provate appunto a cercare il suo ultimo video, appena diffuso, intitolato This Is America e diretto da Hiro Murai, frequentemente anche dietro la macchina da presa di Atlanta: in lunghi pianisequenza, Glover balla, spara, fugge terrorizzato, cita in modo obliquo ma inconfondibile la violenza sistemica della polizia sui neri, la strage di Charleston, le caricature razziste alla Jim Crow, denunciando un paese costruito contemporaneamente sul sangue e sullo spettacolo.
In Atlanta – la città dov’è nata la trap, quella originale, musica da sottofondo nelle case-trappola dove si cucina metanfetamina e spesso si muore negli scontri tra bande o con la polizia – Donald Glover interpreta Earn, un trentenne intelligente ma in crisi, con una figlia da una relazione altalenante, senza lavoro ma determinato a fare da manager a suo cugino Albert, in arte Paper Boi, che sta diventando celebre sulla scena rap della città e non solo.
Ci aspetteremmo una storia di riscatto sociale, come da retorica del Sogno americano, e invece Glover ci offre qualcosa di completamente nuovo e inaspettato: attraverso elementi surreali e con una narrazione sempre imprevedibile (al punto che ci sono intere puntate senza il protagonista Earn), prova a farci sperimentare in prima persona cosa significhi crescere e vivere nell’assurdità quotidiana del razzismo, in quartieri che assomigliano a una zona di guerra, nell’impossibilità di uscire da una gabbia sociale rigida, dove giorno dopo giorno scivolare nello stereotipo non è una scelta ma una questione di sopravvivenza.
Sperimentale per scrittura e messa in scena, soprattutto nella seconda annata ricorre a elementi horror, richiamando il successo cinematografico Scappa – Get Out, soprattutto in un inquietante e geniale episodio, già definito dalla critica tra i migliori dell’anno, dove Glover recita mascherato da bianco. Complessa come le questioni che affronta, e nello stesso tempo spesso esilarante, contemporaneamente disperata e militante: è Glover il Donald di cui l’America ha bisogno, e Atlanta, tra le 500 serie prodotte ogni anno, è l’unica che non vi potete perdere.
*giornalista per Film TV.