Phoebe Waller-Bridge è un nome che, con ogni probabilità, non avete mai sentito prima, eppure dovreste, soprattutto se siete sempre in cerca di qualcosa di nuovo ed entusiasmante in ambito seriale.
Londinese, classe 1985, di famiglia nobile, a poco più di 30 anni è già riconosciuta come una voce autoriale squillante e inconfondibile: attrice e drammaturga, nel 2016 ha creato e interpretato non una ma due serie tv, di cui è anche protagonista. Si tratta di Crashing, che potete recuperare su Netflix, e Fleabag, che invece trovate su Amazon Prime Video: entrambe sono produzioni brevi, nel tipico formato britannico da sei episodi di poco più di 20 minuti l’uno, ed entrambe si muovono sul filo sottile che unisce la commedia al dramma.
Soprattutto Fleabag – che prima di diventare una serie è stata un fortunato monologo teatrale, apprezzato al Fringe Festival di Edimburgo – riesce a essere contemporaneamente esilarante e dolorosa: la protagonista, la stessa Waller-Bridge, non ha un nome ma un soprannome, “sacco di pulci”, una sfrontatezza invidiabile e la capacità di dire e fare spesso la scelta peggiore, un grumo di traumi sepolti che non sembra in grado di affrontare e, soprattutto, l’abilità di dialogare direttamente con lo spettatore, rompendo di continuo la quarta parete, anche solo per un’occhiata sarcastica o una battuta al vetriolo, in un one woman show dal ritmo vertiginoso.
L’umorismo nero di Waller-Bridge non è passato inosservato, per fortuna, ed è stata immediatamente reclutata oltreoceano: innanzitutto, dai responsabili del nuovo spinoff di Star Wars, Solo: A Star Wars Story, il film sul giovane Han Solo in uscita in tutto il mondo il 23 maggio, dove interpreterà, con la tecnica del motion capture, il primo androide femmina della storia di Guerre Stellari (e purtroppo, in Italia la sua voce andrà persa col doppiaggio). Ma, soprattutto, l’autrice è stata arruolata dalla produzione angloamericana Killing Eve, in onda negli Stati Uniti su BBC America dove sta segnando interessanti record di ascolti, vedendo crescere i suoi spettatori un episodio dopo l’altro.
In questa serie tratta dai romanzi di Luke Jennings, Phobe Waller-Bridge resta dietro la macchina da presa, è sceneggiatrice e showrunner, ma lascia la recitazione a due straordinarie protagoniste: Sandra Oh, l’ex Cristina Yang di Grey’s Anatomy, è un’annoiata agente dell’MI6, stanca di un lavoro d’ufficio routinario che nulla ha a che fare con James Bond; la giovanissima Jodie Comer è invece Villanelle, strepitosa killer a pagamento, priva di ogni senso d’empatia o di morale, e piena di criminale inventiva.
Il loro è un gioco del gatto col topo in cui le parti s’invertono incessantemente, mentre le due si scoprono ossessionate l’una dall’altra, e la scrittura di Waller-Bridge conferma la sua cifra di black humour e la sua imprevedibilità, rompendo e ribaltando ogni stereotipo del thriller di spionaggio. Purtroppo, in Italia Killing Eve non ha, al momento, ancora una data di messa in onda, nonostante il plauso della critica e il rinnovo già confermato per una seconda stagione: speriamo di vederla presto, almeno prima del 2019, quando a calmare la nostra astinenza da Phoebe Waller-Bridge arriverà la seconda annata di Fleabag.