Altro tempo, un’altra settimana. Il capo dello Stato ha concesso ai partiti sette giorni per trovare un accordo di governo, e ora la palla passa al Partito Democratico e al Movimento 5 Stelle, ma soprattutto ai democratici che dovranno il 3 maggio decidere in Direzione se aprire un confronto con il movimento di Di Maio, se fidarsi di loro e costruire un esecutivo.
La prima verifica reale, con un voto finale.
Il Presidente della Camera Fico è uscito dal colloquio con Mattarella parlando di un mandato concluso positivamente e di un dialogo avviato. Formalmente, quindi, le consultazioni finiscono qui, perché dopo i due presidenti di Camera e Senato la prossima tappa sarà o un incarico vero per andare in Parlamento e chiedere la fiducia, oppure un governo del Presidente con tutti i partiti, ma i Cinque stelle hanno già detto che non parteciperanno.
In ogni caso con la direzione fissata il 3 maggio non ci sono più i tempi tecnici perché Mattarella possa convocare di nuove le elezioni a giugno. E questo è un sollievo per il Partito Democratico.
Ora quindi il lavoro passa a Martina e alla direzione, per convincere i renziani a tentare e a fidarsi di chi, secondo i più vicini a Renzi, hanno attaccato e promosso campagne di delegittimazione dell’allora presidente del Consiglio. Molti chiedono a Renzi di uscire allo scoperto, di riprendere la guida del partito, visto che Martina è segretario reggente, riacquistando anche il potere dentro la direzione. Dal 4 marzo, è vero che l’ex segretario controlla ancora molto, ma tanti sono diventati più possibilisti sul dialogo con Di Maio.
Se il PD darà il via libera si aprirà un confronto vero sui programmi e sulla composizione del governo, compreso chi sarà il Presidente del Consiglio e per Renzi è impensabile che possa esserlo Di Maio stesso.
Oggi i Cinque stelle hanno detto che il programma di governo sarà al rialzo, ma che non rinunceranno ai loro temi, e hanno inserito anche il conflitto di interesse, un segnale però che molti vedono diretto anche a Salvini, che sta diventando vittima delle campagne di stampa delle aziende televisive e dei settimanali di Berlusconi.