Approfondimenti

Appunti sul caso Lula

Scrivo a bocce ferme sul caso Lula.

Scrivo da San Paolo, dove vivo, dopo aver parlato con decine di persone di tutti gli orientamenti politici. Lo faccio perché è il mio dovere come giornalista, soprattutto in questa epoca di ‘fake news’, verità a metà e correnti social.

Vivo in Sudamerica dal 1999, la prima volta che ho seguito Lula è stata durante la campagna elettorale del 2002. La notte del 27 ottobre 2002 ero a San Paolo nell’hotel Intercontinental alla prima conferenza stampa di Lula da presidente eletto. Un paese enorme e complesso aveva scelto lui e il Partito dei Lavoratori, nella speranza di un cambiamento radicale della politica, dell’economia, dei rapporti sociali. Fu la scelta giusta e in effetti il governo iniziò con programmi sociali rivoluzionari (non tanto il “Fome cero”, ma il “Bolsa Familia”). Ma le cose belle non durano in eterno e il PT,per governare, dovette fare delle alleanze con la “vecchia politica”. Dovette perché non controllava il Parlamento (superava di poco i 100 deputati su 520) e ogni riforma sarebbe stato bloccata nel Congresso. L’alleato più importante è stato il PMDB, un enorme partito di centro composto da diversi capi locali, senza nessuno scrupolo né orientamento ideologico al di fuori della logica del potere per il potere.

La storia è lunga, ma si può riassumere così: Il PT è diventato, col tempo, uguale agli altri perché da solo non avrebbe potuto fare nulla. I programmi sociali sono rimasti, ma non sono state possibili le grande riforme dello Stato, rese ancora più difficili dal sistema federalista che dà grandi potere ai governi locali. La corruzione, che esisteva prima del Pt al potere e che continuerà ad esistere anche dopo, è continuata. Lo scandalo Lavajato ha scoperto uno schema di tangenti che esisteva dentro la Petrobtras, dove un cartello di 13 grandi imprese di costruzione si assicuravano tutte le grandi opere a cambio di mazzette; 3% al PT, 2% al Pmdb, 1% al PP. Uno schema fatto di portaborse, direttori lottizzati, faccendieri, conti esteri. Uno schema che esisteva già da prima e che forse esisterà anche dopo. Ingenuo o in malafede chi afferma che il PT ha inventato la corruzione. Cieco o in malafede chi dice che non è mai stato corrotto. Il grande problema dell’inchiesta Lavajato, piuttosto, sta proprio nel fatto che si è dedicata quasi esclusivamente ad investigare e condannare il Pt e i suoi alleati, “dimenticandosi” degli altri partiti allora all’opposizione, che ricevevano comunque soldi dalle grandi ditte. La Odebrecht, ad esempio, pagava tutti i candidati, tutti i governatori, gran parte dei parlamentari. Ha finanziato per anni la politica brasiliana, prima, durante e dopo il PT. Solo che Sergio Moro e compagni si sono dedicati al PT con un chiaro orientamento politico.

L’obiettivo finale era Lula. L’impeachment a Dilma Rousseff è stato un “piacevole” incidente di percorso, fomentato anche dai grandi media che soffiano sul fuoco degli scandali del PT, ignorando i casi di corruzione degli altri partiti. Detto questo, veniamo al caso specifico di Lula e alla sua condanna. Ritengo che le prove presentate nel primo processo e poi in appello siano state insufficienti per determinare che Lula abbia effettivamente ricevuto il famoso attico di Guaruja della ditta OAS. Anche perché, particolare non da poco, Lula non ha mai ricevuto quell’appartamento. Ma la condanna è stata politica, basata su un’odiosa definizione di “Conjunto da obra”, dell’insieme di cose. Non importa se Lula abbia preso o no l’attico, va condannato perché è il capo del PT e il PT ha rubato. Una tesi assurda dal punto di vista giuridico, anche perché a Lula non sono stati trovati conti all’estero, nè intercettazioni telefoniche, né documenti che ne provano la colpevolezza.

Lula ha fatto grandi errori in questi ultimi anni, errori talmente grossolani che solo la militanza cieca può ignorare. Ha avallato il “mensalao”, la compravendita di deputati dell’opposizione per permettere al governo di sopravvivere. Per colpa di quello scandalo è andata in galera la vecchia guardia del partito, lui l’ha scampata per un soffio. Ha puntato poi su una dirigente politica dalle capacità modeste come Dilma Rouseff e Dilma ha sbagliato tutto. Lula ha creduto di essere intoccabile e forse per questo non ha mai voluto “blindarsi” con un seggio in Parlamento che gli avrebbe dato un’immunità difficile da rimuovere. Banditi più grandi di lui come Aecio Neves,Romero Juca e altri sono liberi nonostante ci siano prove evidenti contro di loro, solo perché il Congresso non autorizza la Corte Suprema a processarli. Ma quando leggo, da molte parti in Italia, che Lula è stato arrestato perché ha salvato i poveri del Brasile, perché la destra vuole bloccare la sua rivoluzione sociale o perché c’è un piano dell’Impero contro il progressismo sudamericano (e si mettono insieme realtà diverse come i Kirchner, Maduro, Morales e Lula) mi sento di poter dire che non è proprio così. Lula non merita certo la prigione per una causa così viziata. Ma la colpa di Lula e del PT è quella di non aver cambiato la politica brasiliana, di non aver portato avanti quella rivoluzione morale che predicavano quando erano partito di lotta e non di governo. Di essere stati, sul piano della moralità della politica, come gli altri. Siccome vivo qui, ho la fortuna di vedere le cose di prima mano e non attraverso la lente di altri o le fette di salame del manichesimo ideologico. Nel 2016, in piena campagna per la sua rielezione, Dilma Rousseff è comparsa quattro volte a Rio de Janeiro per partecipare ai comizi dei 4 candidati a governatori. Uno era del PT, gli altri tre (Crivella, Pezao e Garotinho) rappresentavano la vecchia politica corrotta e mafiosa che protegge le stragi nella favelas, che ha svuotato le casse pubbliche, che permette alla polizia di uccidere chi vuole, che copre crimini orrendi come quelli di Marielle Franco.

Il PT non è da tempo un partito di sinistra perché da sinistra queste cose non avrebbe mai dovuto farle. Per questo oggi la sinistra brasiliana è rappresentata piuttosto da piccoli partiti come il PSOL di Marcelo Freixo e Marielle Franco, che non hanno paura di chiamare le cose come stanno. E se è vero che contro Lula esiste un odio di classe tremendo, un risentimento delle classi agiate (e non solo, purtroppo) per il simbolo che Lula ha saputo essere in 40 anni di storia del Brasile, un complotto dei grandi media che non hanno mai amato il Pt al potere, è anche vero che le grandi banche brasiliane (con i tassi di interesse più alti al mondo) non hanno mai guadagnato tanto come negli anni di Lula, quando 30 milioni di poveri sono entrati nel mondo del consumo e oggi sono indebitati fino al collo.

Lula è il più grande politico sudamericano degli ultimi vent’anni ma la sua storia è piena di luci ed ombre e la sua rivoluzione progressista è fallita semplicemente perché, al di là di alcune politiche sociali efficaci, non ha saputo cambiare la faccia del Brasile. Non ha moralizzato la politica e non ha cambiato le regole di uno dei paesi più spietatamente capitalisti del Pianeta.

Era troppo anche per lui? Forse, ma se oggi è in caduta libera non è certo solo colpa dei golpisti di turno.

  • Autore articolo
    Emiliano Guanella
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli
POTREBBE PIACERTI ANCHETutte le trasmissioni

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio mercoledì 22/01 19:30

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 22-01-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve mercoledì 22/01 18:31

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 22-01-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di mercoledì 22/01/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 22-01-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di mercoledì 22/01/2025 delle 19:47

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 22-01-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Il giusto clima di mercoledì 22/01/2025

    Ambiente, energia, clima, uso razionale delle risorse, mobilità sostenibile, transizione energetica. Il giusto clima è la trasmissione di Radio Popolare che racconta le sfide locali e globali per contrastare il cambiamento climatico e ridurre la nostra impronta sul Pianeta. Il giusto clima è realizzato in collaborazione con è nostra, la cooperativa che produce e vende energia elettrica rinnovabile, sostenibile, etica. In onda tutti i mercoledì, dalle 20.30 alle 21.30. In studio, Gianluca Ruggieri ed Elena Mordiglia. In redazione, Sara Milanese e Marianna Usuelli.

    Il giusto clima - 22-01-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di mercoledì 22/01/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 22-01-2025

  • PlayStop

    Invalidità civile e previdenziale: nona puntata

    Ultima puntata della nostra rubrica sull'invalidità civile e previdenziale: oggi parliamo della Legge 68, cioè la legge sull'inserimento lavorativo delle persone con disabilità.

    37 e 2 - 22-01-2025

  • PlayStop

    Esteri di mercoledì 22/01/2025

    1-Jenin sotto attacco. Le mire del governo di Netanyahu sui territori dell’autonomia palestinese. ( Eric Salerno, Prof Laura Guazzzone) 2-Stati Uniti. Gli ordini esecutivi di Donald Trump stanno generando solo caos. Aperte inchieste sui funzionari che si rifiutano di far rispettare le nuove politiche sull'immigrazione.( Roberto Festa) 3-L’influenza di Project 2025 nella deriva autoritaria della nuova amministrazione. Il documento di 900 pagine fu elaborato da Heritage Fondation un think thand di estrema destra 4-Il saluto nazista di Elon Musk visto dalla Germania La rassegna stampa a cura di Alessandro Ricci 5-Cina , tra una settimana l’anno del serpente di legno ( Emanuele Giordana) 6- progetti sostenibili: esperimenti di urbanistca e agricoltura in Olanda. ( Fabio Fimiani) 7-Romanzo a fumettti. Tokyo Higoro – Tokyo giorno per giorno il graphic novel di Taiyo Matsumoto.

    Esteri - 22-01-2025

  • PlayStop

    Poveri ma belli di mercoledì 22/01/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

    Poveri ma belli - 22-01-2025

  • PlayStop

    Doppio Click di mercoledì 22/01/2025

    Doppio Click è la trasmissione di Radio Popolare dedicata ai temi di attualità legati al mondo di Internet e delle nuove tecnologie. Ogni settimana, dal lunedì al giovedì, approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino. Ogni settimana approfondiamo le notizie più importanti, le curiosità e i retroscena di tutto ciò che succede sul Web e non solo. A cura di Marco Schiaffino.

    Doppio Click - 22-01-2025

  • PlayStop

    Vieni con me di mercoledì 22/01/2025

    Vieni con me! è un’ora in cui prendere appunti tra condivisione di curiosità, interviste, e il gran ritorno di PASSATEL, ma in forma rinnovata!! Sarà infatti partendo dalla storia che ci raccontano gli oggetti più curiosi che arriveremo a scoprire eventi, iniziative od occasioni a tema. Eh sì, perché poi..ci si incontra pure, altrimenti che gusto c’è? Okay ma dove, quando e poi …con chi!?! Semplice, tu Vieni con me! Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, dalle 16.30, in onda su Radio Popolare. Per postare annunci clicca qui Passatel - Radio Popolare (link - https://www.facebook.com/groups/passatel) Vuoi segnalare un evento, un’iniziativa, un oggetto particolare o proporti come espert* (design, modernariato o una nicchia specifica di cui sai proprio tutto!!) scrivi a vieniconme@radiopopolare.it Conduzione, Giulia Strippoli Redazione, Giulia Strippoli e Claudio Agostoni

    Vieni con me - 22-01-2025

  • PlayStop

    Radio Popolare Minilive - Roberto Cacciapaglia

    A pochi giorni dall'annuncio del suo nuovo tour, Time to Be, al via martedì 25 marzo 2025 dall'Auditorium Mahler di Milano, il compositore e pianista Roberto Cacciapaglia è stato ospite di Jack per una chiacchierata con Matteo Villaci e un paio di brani dal vivo.

    Clip - 22-01-2025

  • PlayStop

    Playground di mercoledì 22/01/2025

    Tributo a Garth Hudson, ultimo componente dei The Band.

    Playground - 22-01-2025

  • PlayStop

    Jack di mercoledì 22/01/2025

    Dopo il ricordo di Garth Hudson dei The Band, raccontiamo la riduzione della pena a Leonard Peltier, come uno degli ultimi atti ufficiali da presidente di Joe Biden, e la reazione gioiosa dei RATM, parliamo con Barbara Sorrentini di "A Complete Unknown", biopic su Bob Dylan in uscita domani in Italia, parliamo e ascoltiamo tre brani dal vivo di Roberto Cacciapaglia, che ci racconta il suo ultimo lavoro "Time to Be"

    Jack - 22-01-2025

  • PlayStop

    George Hoyningen-Huene. Glamour e Avanguardia

    Da ieri, 21 gennaio, fino al 18 maggio a Palazzo Reale una prima assoluta in Italia. Una mostra con oltre 100 scatti, stampe al platino che raccontano l’importanza che George Hoyningen-Huene ha avuto nella fotografia. Influenzato dall’arte classica e dal Surrealismo, l'artista ha fatto parte della cerchia ristretta di Man Ray, frequentato artisti surrealisti come Salvador Dalì, Lee Miller, Pablo Picasso e Jean Cocteau e collaborato con Vogue e Harper’s Bazaar. I suoi scatti testimoniano il vivace contesto culturale dell’epoca, dai Ballets Russes di Diaghilev, a quelli dei ballerini Serge Lifar e Olga Spessivtzeva con i costumi disegnati da De Chirico. Il servizio di Tiziana Ricci.

    Clip - 22-01-2025

Adesso in diretta