Dopo avere annunciato che avrebbe ribattuto colpo su colpo ai dazi sulle merci cinesi decisi da Trump, la Cina passa dalle minacce ai fatti. Tariffe in arrivo su 106 prodotti statunitensi, tra cui una del 25 per cento sui semi di soia, di cui si sta già parlando tantissimo perché la soia è al centro della catena alimentare: non solo nutre l’uomo, particolarmente l’uomo cinese, ma anche il bestiame.
Se la Cina pensa di poter fare a meno delle importazioni statunitensi, del valore di 14 miliardi di dollari, ritiene evidentemente che il gioco valga la candela. Le misure appena varate colpiscono infatti particolarmente l’agricoltura statunitense, cioè una bella fetta della base elettorale di Trump. Un messaggio molto chiaro.
Altri prodotti statunitensi colpiti dalle tariffe cinesi sono automobili e aerei, alcuni preparati chimici tra cui i lubrificanti, whisky, sigari e tabacco, alcuni tipi di carne, mais e grano.
In totale, si calcola che le contromisure punitive hanno un valore di 50 miliardi di dollari. Trump aveva messo dazi su 1600 prodotti cinesi per 60 miliardi di dollari. Occhio per occhio, dente per dente.
Intanto il ministero delle Finanze e quello degli Esteri di Pechino sono concordi nel ribadire la posizione cinese: non vogliamo una guerra commerciale ma siamo pronti ad affrontarla; gli Stati Uniti sbagliano a voler risolvere la questione con misure arbitrarie e unilaterali, solo il dialogo può farci trovare una soluzione. nel frattempo, gli effetti si sono già fatti sentire sui mercati internazionali, che sono in calo dappertutto, mentre lo yuan perde valore nei confronti del dollaro.