La Palestina è sempre più sola. Il governo israeliano si è fortificato dopo l’elezione di Donald Trump in America e porta avanti una strategia che allontana la prospettiva di una soluzione a due stati. Il governo palestinese, intanto, fa i conti con i suoi problemi interni. Mustafa Barghouti, leader del partito Iniziativa nazionale palestinese (Pni), è stato ospite a Milano del Festival “Palestina Terra mia” e ci ha raccontato com’è la situazione.
“La situazione è molto pericolosa – ha detto Mustafa Barghouti – principalmente perché il governo israeliano è vicino e molto supportato dall’amministrazione del presidente Trump. E le attività dei coloni sono in fermento. In più, abbiamo un problema sempre più serio di violazione dei diritti umani: ogni giorno ci sono molte persone che vengono arrestate dai soldati israeliani senza motivo, specialmente ragazzini. Quindi siamo molto preoccupati, perché nei prossimi giorni sono previste una serie di marce pacifiche di protesta contro l’occupazione e abbiamo paura che la reazione di Israele sarà violenta. La situazione direi che è esplosiva”.
Anche a Gaza la situazione è tesa soprattutto dopo il fallito attentato al primo ministro palestinese Rami Hamdallah che viaggiava su un convoglio all’altezza di Beit Hanun. L’Autorità nazionale palestinese, guidata dal presidente Abu Mazen, ha accusato Hamas di essere responsabile dell’attacco ma l’organizzazione ha negato di essere coinvolta. Tra le due fazioni non c’è serenità nonostante l’accordo per la riconciliazione siglato a dicembre con la mediazione egiziana. Ma Hamas non ha per il momento ceduto i poteri di Gaza al premier palestinese come invece era previsto.
“Questo attacco è un crimine – ha affermato Barhouti – ed è stato condannato da tutti i palestinesi, tutti i gruppi, senza eccezione e pensiamo che sia stato compiuto da chi non vuole l’unità palestinese perché favorisce l’occupazione israeliana. Questo attacco è inaccettabile – ha aggiunto – e mette in pericolo la riconciliazione tra Hamas e Fatah che è molto tesa ma l’unica soluzione per stemperare tutto questa è tornare indietro a un sistema democratico, dobbiamo creare un sistema partecipativo di condivisione del potere e dobbiamo fare in modo che la gente possa scegliere i propri leader democraticamente. Ora siamo a un bivio. La soluzione è accettarci gli uni gli altri, perché nessun partito in Palestina può farcela da solo, nè nel West Bank né in Gaza”.
Qualche giorno fa la sedicenne Ahed Tamimi è stata condannata a 8 mesi di carcere solo per aver schiaffeggiato un soldato ed è diventata un simbolo della resistenza palestinese ma come la sua ci sono centinaia di altre storie.
Lo ha confermato il leader di Pni:
Ci sono oltre 215 bambini nelle carceri israeliane al momento. La giustizia israeliana è razzista, non è giustizia. Solo per darmi un’idea. Ahed è stata condanna a 8 mesi per uno schiaffo, mentre il soldato israeliano che a Hebron ha ammazzato un ragazzino senza motivo è stato condannato a 9 mesi di prigione.