La giornata odierna si è aperta con la notizia dell’arresto di cinque persone ritenute vicine all’attentatore di Berlino Anis Amri. Quattro cittadini tunisini residenti tra la provincia di Napoli e Caserta e un cittadino palestinese già detenuto nel carcere romano di Rebibbia sarebbero stati in contatto col terrorista che provocò la morte di 12 persone al mercatino di Natale a Breitscheidplatz e che fu ucciso pochi giorni dopo a Sesto San Giovanni.
Le misure di sicurezza in Italia sono ai massimi livelli, ma gli arresti di questi ultimi giorni lasciano immaginare una situazione di emergenza. È davvero così? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Orsini, direttore dell’Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della LUISS e autore del libro “L’Isis non è morto. Ha solo cambiato pelle”:
Io direi che in realtà l’attività di propaganda non è mai cessata. È soltanto che capita raramente che questi fatti arrivano alla cronaca perchè in molti casi la polizia opera senza raccontare quello che fa. Diciamo che questi casi sono normali nell’era dell’ISIS, viviamo in un’epoca di espansione dell’ideologia jihadista e il fatto che ci siano questi arresti deve essere considerato un fatto assolutamente normale.
È la dimostrazione che c’è una politica preventiva che sta funzionando, no?
La politica preventiva ha funzionato molto bene finora, questo mi sembra fuori discussione, però ripeto noi dobbiamo abituarci a questo tipo di arresti perchè fanno parte della normalità di un’epoca caratterizzata da una intensificazione dei processi di radicalizzazione. Non dobbiamo considerarli come un fatto straordinario, ma come un fatto normale.
Non la definirebbe un’emergenza quindi?
La definirei un’emergenza permanente e proprio perchè si tratta di un’emergenza permanente almeno dal punto di vista sociologico diventa un fatto politico normale.
Gli arresti di questi giorni cosa ci dicono, che non c’è più una strategia organizzata ma che si tratta sostanzialmente di singoli che operano con poco materiale a disposizione?
Io ho analizzato tutte le stragi dell’ISIS in Europa occidentale e quello che ho trovato è quello che lei ha sintetizzato nella sua domanda. Noi siamo colpiti quasi esclusivamente da lupi solitari che non sono, per questo motivo, in contatto con i capi dell’ISIS. Perciò la risposta alla sua domanda è che sì, i capi dell’ISIS è come se si fossero ritirati perchè hanno smesso di pianificare, coordinare e finanziare gli attentati e hanno lasciato praticamente carta bianca ai lupi solitari. Io direi che siamo entrati nell’era dei lupi solitari.