Per la prima volta a Milano arriva “What were you wearing?”, la mostra-denuncia promossa da Libere Sinergie in collaborazione con l’Università del Kansas che per prima ha lanciato il progetto.
Dall’8 all’11 marzo la mostra è stata ospitata dalla Fabbrica del Vapore, quindi sarà itinerante in altri luoghi della città e dell’hinterland fino al 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. In quell’occasione verrà esposto un bilancio dell’iniziativa.
Il progetto di Libere Sinergie, pienamente aderente a quello originario, si compone di un allestimento molto semplice: 17 testimonianze di violenza sessuale poste accanto agli abiti che vogliono rappresentare quelli indossati al momento della violazione.
Le storie sono state raccolte da Nadia Muscialini, psicoterapeuta, e Silvia Cattafesta, counselor, attraverso gli sportelli di ascolto delle vittime di violenza di Milano. Sono poi state trascritte in quattro lingue – italiano, inglese, spagnolo e francese – con l’intento di rivolgere a un’ampia platea un messaggio che deve essere chiaro: “La violenza sessuale non è colpa delle vittime, qualunque cosa indossino”.
“Com’eri vestita?” è la domanda che puntualmente, in tutto il mondo, le vittime di violenza si sentono fare dopo lo stupro.
«Una domanda che sottende in qualche modo la giustificazione del reato, come se la causa della violenza sessuale possa essere originata da un comportamento inopportuno della donna, in questo caso il suo modo di vestire, e non invece il comportamento violento e criminale agito da uno o più uomini», spiega Nadia Muscialini, psicanalista e autrice esperta in prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
“Con questa mostra vogliamo rimuovere e demolire i luoghi comuni che associano l’abbigliamento allo stupro, creando una corresponsabilità della donna a ciò che subisce”, spiega Simona Sforza, presidente dell’associazione Libere Sinergie. “Inaugurare la mostra l’8 marzo è una scelta precisa: solitamente è un giorno in cui si compie un bilancio, una verifica dello stato dei diritti delle donne: noi insistiamo sulla necessità della formazione degli operatori socio sanitari, dei magistrati, delle forze di polizia. Perché le donne che si rivolgono loro hanno bisogno di essere ascoltate innanzitutto e poi di sostegno a un percorso sicuro di uscita dalla violenza e di autonomia”.
La mostra è dedicata a Jessica Valentina Faoro, giovane ragazza di 19 anni uccisa a coltellate dall’uomo che voleva abusare di lei e al quale si era ribellata.
Jessica, vuole rappresentare tutte le donne vittime di violenze, abusi e femminicidi, nella speranza che questo ennesimo caso di cronaca porti alla mobilitazione delle istituzioni, delle associazioni e della cittadinanza al fine di trovare risposte reali nella lotta contro la violenza di genere.
Il progetto originale prese forma nel 2013 da un’idea di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e da Mary A. Wyandt-Hiebert, medico che sovraintende a tutte le iniziative di programmazione presso il centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas.
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Per dare disponibilità ad ospitare la mostra scrivere a info@liberesinergie.org
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AceA Onlus • Associazione di volontariato attiva in Italia e nel Mondo in azioni a sostegno dei diritti umani attraverso progetti di educazione non formale, attività di comunicazione, informazione e di promozione e valorizzazione delle comunità locali. Sito web
Libere Sinergie • Associazione con l’obiettivo di valorizzare le pari opportunità nell’ambito della vita privata e pubblica, al fine di realizzare pienamente e concretamente i diritti delle donne, valorizzandole e evidenziando il loro ruolo di portatrici di cambiamento e di trasformazione positiva dell’intera società. Sito web