Si chiama expeditionary force, è la prima ammissione esplicita da parte statunitense della presenza di truppe di terra USA in Siria.
L’annuncio è venuto nel corso di un’audizione di fronte allo House armed Services committee di Ash Carter, segretario alla difesa americano.“Si tratta di un potenziale importante – ha detto Carter – perché si avvale di quello in cui siamo più bravi. Siamo bravi quanto a intelligence. Siamo bravi a muoverci. Siamo bravi a agire sulla sorpresa”.
Le truppe speciali USA faranno base in Iraq, ma avranno la facoltà di intervenire militarmente, con missioni e raid, oltre che nella ricerca di intelligence, anche sul territorio siriano.
Carter non ha precisato, davanti ai deputati americani, quanti saranno i soldati USA impegnati in questo genere di missioni, ma ha precisato che saranno comunque più delle 50 unità che Barack Obama aveva autorizzato a fine ottobre per missioni straordinarie al confine tra Iraq e Siria.
L’escalation militare in Siria appare dunque ormai una realtà. La Russia bombarda postazioni dei ribelli siriani e dello Stato Islamico; il Parlamento inglese deciderà tra poche ore la partecipazione all’intervento militare. E ora arriva la notizia che anche gli Stati Uniti sono impegnati in un allargamento della loro azione militare.
Le dichiarazioni di Ash Carter rappresentano un deciso cambiamento di rotta rispetto a quanto più volte ribadito da Barack Obama, secondo cui gli Stati Uniti non avrebbero inviato truppe di terra in Siria, limitandosi alla presenza di forze di addestramento e sostegno logistico all’esercito iracheno impegnato nei combattimenti.
Nelle ultime settimane, il presidente statunitense deve però aver ceduto di fronte alle pressioni dei militari, che chiedono un coinvolgimento più diretto degli Stati Uniti nel conflitto, per contrastare l’avanzata dei militanti islamici – una richiesta che viene anche da buona parte dei senatori e deputati repubblicani, oltre che da molti democratici.
Sempre durante un’audizione al Congresso, Joseph Dunford, chairman of the joint chiefs of staff, ha detto di aver chiesto al presidente di aumentare il contingente americano in Iraq, “andando al di là delle 3500 unità presenti in questo momento”.
Le ammissioni sulla più larga presenza militare americana nell’area arrivano nel momento in cui molte sono le testimonianze su una “guerra segreta” che gli americani starebbero già combattendo nell’area. Il Guardian, citando fonti dei peshmerga curdi, ha nei giorni scorsi rivelato che le forze americane ormai da mesi sono presenti sulle linee del fronte iracheno della guerra all’ISIS.