I morti sul lavoro nei primi dieci mesi del 2015 sono stati 729: nello stesso arco di tempo nel 2014 erano 628. Il dato registra un’impennata del 16,1 per cento. Lo affermano i vertici dell’Inail durante l’Assemblea dell’Amianto, a Milano. Numeri ancora parziali, ma che già creano preoccupazione. Soprattutto perché alle morti bianche si aggiungono quelle in itinere, avvenute nel tragitto casa-lavoro: 259, contro le 205 del 2014.
Già nel 2014 questo dato contava per il 18 per cento delle vittime sul lavoro. Il totale dei decessi sale quindi fino 988, contro gli 833 del 2014. I dati “sono in fase di assestamento”, specifica l’Inail, ma il trend è più che confermato.
I dati dell’Osservatorio sulle Morti sul lavoro di Vegas engeneering mostrano le avvisaglie di quest’inversione di tendenza già ad agosto: il dato registrava un +11 per cento sui dodici mesi precedenti. Maglia nera tra le province Caltanissetta, che ha un indice di mortalità di 112,8 (sette episodi per circa 62 mila occupati). Seconda è Benevento con 108,4 e terza Grosseto a 96,2.
Finora il dato peggiore nella storia d’Italia (registrato) è stato quello di dieci anni fa: nel 2005 le morti bianche furono 1.278. Da allora la curva è in perenne discesa. Ora invece il dato resta con il segno meno per le denunce di infortunio (463.189, con un calo del 4,2 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014). Anche questo dato crea qualche preoccupazione: già lo scorso anno si era registrato un record in negativo come numero di denunce, mai così basso. Gli infortuni complessivi accertati nel 2014 sono stati 437 mila (663 mila le denunce). Il calo sul 2013 è stato del 6,3 per cento mentre rispetto al 2010 si è registrata una diminuzione del 27 per cento. Il trend per questa voce sarà confermato anche su quest’anno probabilmente. A conferma della contraddizione dei dati raccolti dall’Inail.