“Il rispetto dei diritti umani in Libia è un problema non da oggi, visto che il paese non ha mai firmato la convenzione di Ginevra, ma per noi questa è una questione irrinunciabile”. Il ministro dell’interno Minniti – chiamato in Parlamento per rispondere a un’interrogazione sul naufragio del 6 novembre scorso, con un numero imprecisato di dispersi che ha visto protagoniste sia la guardia costiera libica sia la nave della ong Sea Watch – si è preso tempo per rispondere anche alla grave questione, più generale, posta dalle Nazioni Unite, e cioè le accuse per il “patto disumano” per trattenere i migranti sul suolo libico. Accuse rafforzate ieri dal video della Cnn che descrive una vera e propria asta, una vendita dei migranti come schiavi.
“Bisogna fare di più”, dice il ministro, “non ci si può rassegnare a lasciare ai trafficanti di esseri umani le chiavi della democrazia”.
Ascolta qui un estratto dal suo intervento
Marco Minniti chiede che si rivedano gli accordi dell’agenzia Frontex e difende l’operato dell’Italia nella gestione del fenomeno migratorio attraverso la creazione di un corridoio umanitario: “Se l’Unhcr ha potuto visitare i centri in Libia è stato possibile anche grazie all’Italia”.
Sul naufragio del 6 novembre nel Mediterraneo Minniti parla di ricostruzioni divergenti, per le quali non è possibile ancora oggi stabilire un numero esatto di dispersi, che qualcuno quantifica in 50 persone.
Insufficiente per l’opposizione la difesa di Minniti, da tutti i punti di vista. Arturo Scotto, di Mdp, ha presentato l’interrogazione al question time: