Si è dimesso dopo il voto, non prima, per rispetto dell’istituzione che presiede. Ma Pietro Grasso all’indomani dell’ addio al Partito Democratico ha spiegato le sue ragioni con parole molto dure. ” “Il fatto che il presidente del Senato veda passare una legge elettorale redatta in altra Camera senza poter discutere, senza poter cambiare nemmeno una virgola è stata una sorta di violenza che ho voluto rappresentare “. Non si riconosce più nel partito di Matteo Renzi, ha spiegato Grasso, “nè nel merito nè nel metodo”. E poi, dribblando le domande dei cronisti sul suo futuro: “Domani sono qui, al Senato”. Resta al suo posto, dunque, e rinvia eventuali annunci a dopo lo scioglimento delle Camere. Ma sono in molti, da qualche tempo, a pensare che Pietro Grasso entrerà in Mdp e sarà il candidato Presidente del Consiglio del listone di sinistra che dovrebbe vedere la luce di qui a poche settimane. Il listone che doveva essere guidato da Giuliano Pisapia.
La scintilla scocca a fine settembre, alla festa nazionale di Mdp a Napoli. Il presidente del Senato è invitato per presentare il suo libro, ricordi degli anni dell’antimafia a Palermo. L’incontro è programmato in una saletta vicino al palco centrale, per non tirare per la giacchetta la seconda carica dello Stato. Ma Pietro Grasso chiede di parlare dal palco. Una scelta di campo?
“Sono un ragazzo di sinistra, esclama mandando in visibilio i militanti, e alla sinistra chiedo di non fare passi indietro sui principi”. Eccolo il leader, dicono in molti, ironizzando sui tentennamenti di Giuliano Pisapia. Pietro Grasso del resto ha un rapporto molto solido con Pierluigi Bersani, era stato lui nel 2012 a volerlo a tutti i costi in lista col PD. Ma soprattutto è estraneo alle storie di scissioni, rancori, veleni personali che contraddistinguono i rapporti dentro la sinistra e ormai anche tra certa sinistra e Pisapia. Pietro Grasso piace a Mdp, Sinistra Italiana, Pippo Civati, Tomaso Montanari.
E’ un volto istituzionale, di governo, un profilo perfetto come candidato presidente del consiglio, alla testa del listone di sinistra alternativo al PD, che ancora non c’è ma che dopo la separazione di Mdp da Campo Progressista è diventato molto più che un’ipotesi. Da realizzare entro la fine della legislatura: la decisione di Pietro Grasso arriverà infatti dopo lo scioglimento delle Camere.