A un anno di distanza siamo tornati a Rogoredo, la più grande piazza di spaccio al dettaglio di eroina e cocaina del nord Italia. Qui ogni giorno vanno e vengono dal boschetto di via Cassinis tra le 500 e le 1.000 persone.
C’è chi ha un lavoro, una casa, ma il tossicodipendente che viene a comprare a Rogoredo vive per lo più ai margini, in strada, in edifici abbandonati. Età media, 25 anni, tantissimi i minorenni. Era così un anno fa, è così oggi.
Abbiamo rivisto Piombo con la sua sacca di vestiti e coperte, Carlo, zoppicante per un fuorivena nella gamba che gli ha lasciato un buco di un centimetro nell’inguine, Andy l’americano, “mi salva il mio passaporto a me”, Leo, che ci ha raccontato di come gli spacciatori accettino anche i Ticket Restaurant. I più giovani vanno nel boschetto a gruppetti di tre/quattro, i tossici storici da soli.
Nel nostro pomeriggio a Rogoredo abbiamo rincontrato Andrea e Francesco della cooperativa Lotta All’Emarginazione nel loro punto d’osservazione: il muretto sulla banchina del binario 1 dove fanno riduzione del danno distribuendo siringhe nuove, acqua, tamponi e stagnola. Abbiamo sentito l’assessore all’urbanistica di Milano Pierfrancesco Maran, perché il Comune ha avviato un progetto di riqualificazione del parco insieme all’associazione Italia Nostra sul modello di quanto fatto anni fa in un altro luogo di spaccio e consumo milanese, il parco delle Cave. La giornalista Giulia Cavaliere ci ha raccontato Rogoredo vista dal finestrino del treno Pavia-Milano che ogni giorno da lì transita. E poi il dott. Riccardo Gatti, uno dei massimi esperti di dipendenze a Milano, coordinatore dei progetti sulle droghe di diverse aziende sanitarie milanesi.
Un viaggio a Rogoredo, l’allarme sull’eroina purissima in circolazione, il nuovo commercio clandestino dei farmaci oppiacei, i progetti di riqualificazione del parco.
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