Primavera 2018: Renzi torna a Palazzo Chigi, alla guida del Governo. L’esecutivo è sostenuto da una coalizione che va dal Pd a Forza Italia passando dalle formazioni centriste.
Le larghe intese sono il segreto di Pulcinella della politica italiana. Nessuno lo dice ufficialmente ma è lo scenario attorno a cui ragionano sia Pd che Forza Italia dal 5 dicembre scorso, la mattina dopo la sconfitta di Renzi al referendum costituzionale. E questa legge elettorale, che verrà approvata con la fiducia e otterrà il voto finale anche di Forza Italia e Lega, le favorisce. O meglio, non le ostacola.
Il Rosatellum bis è pensato per facilitare le coalizioni, perché questa è la logica dei collegi uninominali, è vero. Ma scommessa di Renzi è che nessuna coalizione raggiunga la maggioranza assoluta. A quel punto ci si troverebbe di fronte all’alternativa: tornare a votare oppure stipulare patti tra avversari.
Del resto è già accaduto nel 2013 quando Enrico Letta divenne presidente del Consiglio con il sostegno di Forza Italia oltre che del suo partito, il Pd, a seguito della “non vittoria” del Partito Democratico di Pierluigi Bersani. Ovviamente Forza Italia e Pd si presenteranno alle urne da avversari. Il partito di Berlusconi in coalizione con Lega e Fratelli d’Italia.
Il Pd sarebbe sicuramente alleato di qualche formazione centrista: attorno a Emma Bonino e all’ex ministro di Scelta Civica, Carlo Calenda, si sta tentando di far nascere una “cosa” liberale. Poi ci sono i verdiniani. E poi c’è Alfano, se il modello siciliano sarà riproposto a livello nazionale. Sull’altro lato potrebbe esserci Pisapia.
Dopo il voto, nello scenario delle larghe intese, la coalizione di centrodestra si scioglierebbe: Lega e Fratelli d’Italia starebbero all’opposizione, Forza Italia andrebbe al Governo. E il centrosinistra? Tutti dentro dai democratici verso destra, mentre i parlamentari di Pisapia dovrebbero decidere cosa fare.
Chi auspica questo scenario fa una scommessa: la scommessa che il quadro politico rimanga invariato, eccetto qualche tollerabile oscillazione di alcuni punti sia rispetto al 2013 che ai sondaggi di oggi, ma senza stravolgimenti. Nessuno vince, nessuno perde, e la grande coalizione diventa inevitabile.
“La legge è scritta per non far vincere nessuno” si lascia andare sottovoce più di un dirigente Pd. Altri, invece, in questi giorni hanno mostrato più di una preoccupazione per l’esito delle elezioni. La vera paura, al Nazareno, è lo stravolgimento degli equilibri. Un grande balzo in avanti del Movimento 5 Stelle, ad esempio. O, più probabilmente, una vittoria del centrodestra oltre il 40 per cento e non misurabile oggi dai sondaggi.