Lo scontro tra Madrid e Barcellona è frutto di una contrapposizione storica, mai risolta. La probabile dichiarazione d’indipendenza che arriverà oggi ha quindi radici profonde. Nessuno ha mai trovato la chiave per disinnescare un conflitto secolare che ciclicamente si riaccende.
Che piaccia o no, quella che stiamo vivendo è una specie rivoluzione. Che molti, Europa compresa, nascondendosi dietro al mantra della legalità costituzionale, fanno finta di non vedere e di non capire.
Tutto il mondo aspetta le parole, questo pomeriggio, del presidente catalano, Puigdemont. E’ molto probabile che venga dichiarata l’indipendenza, ma con aperture al dialogo e un processo costituente graduale. Al fronte indipendentista sono arrivati appelli al dialogo e inviti alla prudenza. Di fronte alla rigidità del governo spagnolo – dicono qui a Barcellona – non ci sono però alternative. Ricordiamo che nel 2010 Madrid cancellò una parte importante dello statuto di autonomia.
Il clima è pesante. La società catalana è spaccata, la gente teme la reazione di Madrid, l’incertezza economica fa paura, i media – soprattutto quelli spagnoli – fanno politica e non informazione. Le anime dell’indipendentismo sono molte, dal nazionalismo tradizionale e più conservatore a un forte associazionismo di base – risultato della rivoluzione industriale che Madrid non ha vissuto – che in questi anni, tra le altre cose, ha proposto di aprire Barcellona ai migranti.
Puigdemont parlerà alle 18. Al parlamento catalano sono accreditati 150 media internazionali. Fuori è stato convocato un presidio. In serata conosceremo anche la strategia del governo spagnolo.