Quando il 9 ottobre del 1967 viene ucciso in Bolivia, Che Guevara sta combattendo dalla parte degli ultimi, sta cercando di aprire per l’imperialismo un fronte in più – “dieci, cento, mille Vietnam” – e sta tentando di spezzare con una nuova rivoluzione in America latina l’isolamento di Cuba. Ma la sua guerriglia – una scelta suggerita da condizioni storiche determinate e confortata dal precedente di Cuba (la realtà della Bolivia si sarebbe però rivelata tragicamente ben diversa da quella della Sierra) – sta dentro un progetto più generale, condiviso da milioni e milioni di uomini: mettere fine ad un sistema di funzionamento del mondo basato sullo sfruttamento e il capitalismo.
Negli ultimi decenni del secolo passato l’idea di rivoluzione, una delle forze trainanti del Novecento, e la stessa idea di trasformazione dei criteri di fondo su cui si basa la nostra vita, hanno conosciuto una crisi epocale: tanto che qualcuno ha parlato di fine della storia. A questa crisi, aiutato da un’immagine di eroismo romantico, il mito di Guevara è sopravvissuto, e il Che ha continuato ad essere un simbolo di ribellione all’ingiustizia e all’oppressione, e di azione risoluta, conseguente alle idee.
Poi il Chiapas, Seattle, nuove guerre, contraddizioni e tragedie ci hanno detto che la storia non era affatto finita. Scottati dalle sconfitte e dagli esiti infausti di quasi tutte le esperienze rivoluzionarie, i nuovi movimenti, in cui il mito di Guevara ha continuato largamente a vivere, sono stati però in generale timidi, reticenti, e spesso estranei, rispetto all’affermazione esplicita della necessità di un’uscita complessiva dal paradigma attuale.
Ma, ricordandolo a cinquant’anni dalla morte, sarebbe fare torto al Che esaltarlo come paladino della giustizia ma trascurando l’orizzonte che si era dato, e dimenticare che per il medico Ernesto Guevara il vero modo di curare il mondo non era quello di intervenire sui sintomi ma di andare alle cause della malattia, cioè di cambiarlo radicalmente: cosa oggi forse ancora più urgente che ai tempi del suo sacrificio.