Sono l’equivalente degli Oscar per la tv: e gli Emmy Awards 2017, assegnati a Los Angeles, hanno certificato una stagione per la serialità statunitense ricchissima e felice, all’insegna di quella che in America chiamano “diversity”. E cioè storie e protagonisti differenti dall’eroe maschio e bianco che per decenni è stato punto di vista privilegiato: a trionfare quest’anno, senza rivali, sono la miniserie Big Little Lies (già andata in onda in Italia in primavera su Sky Atlantic) e la serie The Handmaid’s Tale (dal 26 settembre sulla piattaforma streaming TIMvision).
Non solo storie “al femminile”, con grandi prove d’attrice, ma anche narrazioni, a vario titolo, femministe: Big Little Lies, con interpretazioni straordinarie di Nicole Kidman e Laura Dern, racconta la violenza dell’abuso domestico nascosta dietro la facciata di vite borghesi apparentemente perfette, mentre The Handmaid’s Tale, tratta dal romanzo Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, mette in scena un futuro non troppo distante dal nostro presente in cui le donne sono private di ogni diritto e divise in caste, a seconda delle loro capacità riproduttive.
In una cerimonia inevitabilmente contraddistinta da aperte prese in giro indirizzate a Donald Trump, hanno trionfato anche Julia Louis-Dreyfus, che nella commedia Veep è una politica terribilmente incapace, e Alec Baldwin, che al Saturday Night Live furoreggia nell’imitazione del presidente; ma anche gli afroamericani Donald Glover e Sterling K. Brown, e Riz Ahmed, di origini pakistane; e Lena Waithe, la prima donna nera a vincere per la sceneggiatura di una comedy: “Le cose che ci rendono diversi dagli altri sono il nostro superpotere”, ha detto dedicando il premio alla comunità LGBTQ. “Il mondo non sarebbe altrettanto bello, senza di noi”.