Ha ragione, il capogruppo del Pd Luigi Zanda.
I numeri per approvare lo Ius Soli, al Senato, senza i centristi non ci sono. Il Partito Democratico ha 99 senatori. Mdp ne ha 16. Sinistra Italiana conta su 5 senatori. Totale, 120. La maggioranza assoluta a Palazzo Madama è di 161 voti. No way.
Però né il presidente del Consiglio, Gentiloni né il segretario del Pd, Renzi hanno mai nemmeno preso in considerazione la carta del voto di fiducia, per costringere Alfano e gli altri centristi ad adeguarsi. La legislatura si avvia a concludersi dopo l’approvazione della legge di stabilità. Chi avrebbe da guadagnare e chi avrebbe da perdere, nell’attuale maggioranza, se ci fosse uno scontro sullo Ius Soli? Alfano e i centristi potrebbero in effetti fare cadere il Governo e presentarsi al voto con una bandiera da sventolare in una campagna elettorale che sarà giocata in buona parte sui temi della paura dell’immigrazione e della perdita dell’identità italiana. Ma il Pd? Perché il Pd non sceglie di puntare su un tema che attiene alla cultura di sinistra, come la cittadinanza ai figli degli immigrati, un provvedimento che fu definito “legge di civiltà”? Si tratterebbe di un tentativo che, comunque andasse a finire, potrebbe rappresentare un buon viatico in vista del voto perché se la legge venisse approvata sarebbe una grande vittoria mentre una sua bocciatura rappresenterebbe la plastica dimostrazione della necessità di cambiare politica, a cominciare dalle alleanze.
Forse il problema sta nel concetto di battaglia culturale. L’opinione pubblica è ampiamente spaventata dall’immigrazione. Campagne mediatiche e politiche fondate sull’odio e la paura, ignoranza diffusa, gestioni spesso discutibili del fenomeno (un esempio su tutti: mafia capitale) hanno alimentato un sentimento di xenofobia crescente. Secondo un sondaggio pubblicato da Ilvo Diamanti a poche ore dalla decisione di non discutere lo Ius Soli al Senato a settembre, il 46 per cento degli italiani vive l’immigrazione come un pericolo. Un dato in crescita, che coinvolge anche gli elettori di sinistra e quelli del Pd (il 18 per cento tra gli elettori Pd, addirittura il 30 per cento tra gli altri di sinistra, secondo Diamanti).
E’ facile, in questo contesto, credere che sia più semplice assecondare le paure immediate degli elettori invece che governare fenomeni come la cittadinanza dei nuovi italiani pensando al futuro del paese.
Le battaglie parlamentari si possono anche perdere ma le si deve condurre fino in fondo, se ci si crede. Sullo Ius Soli il Pd non ha dato l’impressione di crederci e anzi ha mandato segnali in senso opposto. Anche perché, forse, il problema sta pure nelle strategie delle alleanze. In Sicilia, dove si vota per le regionali, il Pd ha dimostrato che il rapporto con Alfano non è stata solo la necessità di una legislatura in Parlamento. E dopo le elezioni politiche uno degli scenar possibili è quello delle cosiddette larghe intese tra il Pd e Forza Italia. Prospettive rispetto a cui lo Ius Soli, e la legge sul testamento biologico, e la legge Fiano sull’apologia di fascismo sono incompatibili