I raid aerei in Siria avrebbero ucciso più di 400 civili.
La denuncia arriva da due gruppi che monitorano la situazione nel Paese travagliato dalla guerra.
Il Syrian Observatory for Human Rights (SOHR, con base a Londra) afferma che il numero di morti, a partire dal 30 settembre, inizio delle operazioni russe, e sino al 20 novembre, è di 403 civili, tra cui 97 bambini.
Il Syrian Network for Human Rights (SNHR) parla invece di almeno 526 civili uccisi, tra cui 137 bambini.
Domenica 22 novembre, bombardamenti di aerei del governo di Damasco su Douma, nei sobborghi della capitale, hanno fatto sette vittime, tra cui tre bambini. Aerei russi e siriani hanno anche colpito obiettivi dell’ISIS nella provincia di Deir Az Zor. Si tratterebbe del bombardamento più intenso, dall’inizio dell’intervento russo, con almeno 50 obiettivi dell’ISIS presi di mira.
Secondo il Syrian Observatory for Human Rights, dal mese di ottobre sono state scaricate su città, villaggi, fattorie siriane almeno 22.370 barrel bombs, le bombe imballate in fusti di grandi dimensioni. Ci sarebbero complessivamente 6889 civili morti, tra cui 1436 bambini. I feriti sarebbero 35 mila.
Il Syrian Network for Human Rights parla invece di centomila persone che hanno abbandonato Aleppo dopo l’inizio dei bombardamenti russi.
Il presidente siriano Bashar al-Assad continua intanto a negare che quella siriana sia una “guerra civile”. “C’è una guerra civile quando esistono delle linee di separazione tra componenti diverse di una certa società, siano esse settarie o etniche o politiche” ha spiegato Assad a phoenix, un canale televisivo cinese. In Siria, secondo il presidente, “ci sono stati che sostengono i terroristi che arrivano per ribaltare lo Stato”.