In quale città europea sarà il prossimo attentato dell’Esercito del Califfato? Dopo la strage di Parigi, dopo gli allarmi e le minacce di nuovi attacchi, l’intelligence di mezzo mondo cerca di capire quale potrebbe essere il prossimo obiettivo dell’Isis. Noi lo abbiamo chiesto a Ely Karmon, uno dei più importanti esperti di terrorismo israeliani.
“L’Isis ha minacciato gli Stati Uniti, la Germania, il Vaticano. Dopo gli attacchi di Parigi, queste minacce devono essere considerate reali. Le autorità francesi sembrano essere riuscite a smantellare la rete di terroristi che faceva capo a Abdelhamid Abaaoud e questo ha influito sulla preparazione di altri attentati in Francia. Ci sono stati arresti in Germania, in Grecia e in Svizzera. Sono certo che ora i controlli in paesi come Italia e Spagna ridurranno sensibilmente il pericolo di attentati. In questo quadro, e conoscendo le capacità militari dell’Isis, penso che potrebbe essere colpito un paese dell’Europa dell’Est”.
Ma l’Isis vuole colpire paesi che sono in guerra contro il Califfato o più in generale l’Occidente?
“L’Isis si sente minacciato seriamente sul suo territorio dagli sforzi della coalizione internazionale e quindi ha deciso di colpire i suoi nemici a casa loro. Ciò che è successo nelle ultime settimane è molto chiaro: la Turchia ha cambiato atteggiamento nei confronti del Califfato, la Russia è entrata nel conflitto (anche se si è impegnata forse di più contro le forze moderate anti Assad che contro l’Isis), i curdi hanno conquistato delle significative vittorie sul terreno. L’Isis si è sentito in difficoltà e ha messo in atto delle ritorsioni: l’attentato contro l’aereo russo, la strage di Beirut per colpire gli Hezbollah filo-iraniani, i massacri di Parigi. Tanto più il Califfato perderà terreno (dal punto di vista militare) tanto più cercherà di colpire i paesi nemici.”
Sulla base di questo suo ragionamento sembra di poter dire che potrebbe essere più facile un attentato in Gran Bretagna piuttosto che un attacco a Roma…
“La Gran Bretagna è ora meno attiva che qualche mese fa. In futuro faranno azioni in Siria, ma per ora agiscono solo in Iraq. I canadesi si sono ritirati, così come hanno fatto i giordani. I paesi che loro hanno indicati sono gli obiettivi prioritari dell’Isis. Roma e il Vaticano sono importanti dal punto di vista simbolico, quindi non bisogna escluderla dalla lista”.
Quanto andrà avanti questa guerra?
“Credo che andrà avanti almeno ancora 10, 20 anni. E’ un groviglio, una serie di conflitti intrecciati tra di loro. Il più importante di questi è la guerra tra sunniti e sciiti. La coalizione sciita è molto forte, unita dietro la leadership dell’Iran. L’asse sunnita si basa sul rapproto tra Turchia, Arabia Saudita ed Egitto, ma è una coalizione più disomogenea. Sotto questo livello di conflitto, ce ne è un altro che vede molti altri attori. In Medioriente sta succedendo quello che è successo nei Balcani 20 anni fa. Per questo penso che sarà molto difficile trovare una soluzione. E anche se dovesse essere trovata un’intesa tra Russia, Stati Uniti, Iran e Arabia Saudita, non è detto che potrebbe essere accettata dalle forze minori presenti nella regione.”