“Gli italiani si voltano“, una delle leggendarie immagini scattate dal grande fotoreporter Mario De Biasi, la ritrae di spalle, piena di curve e vestita di bianco, mentre con fiero cipiglio attraversa piazza Duomo a Milano, diretta verso un gruppo di uomini che la occhieggiano sfacciati, come si usava negli anni ’50, quando il gallismo all’italiana era un fregio d’onore.
In quella foto c’è tutta Moira Orfei, vera icona popolare del secondo dopoguerra italiano. Fedele all’immagine un po’ eccessiva, tutta eye-lyner, rossetto fiammante e toupet di capelli corvini che le aveva suggerito Dino De Laurentiis.
Nei decenni incontrastata regina di una delle forme di spettacolo piu amate e discusse al mondo, il circo, era stata trapezista, giocoliere, cavallerizza, acrobata e domatrice, in numeri circensi kitsch e rivoluzionari.
Ma anche protagonista di una quarantina di film, dai “peplum” all’italiana che oggi fanno tenerezza a pellicole d’autore con Germi e Risi.
Nata in provincia di Udine nel 1931 con lontane origini sinti, in una famiglia circense da generazioni, si chiama Miranda ma muto’ il proprio nome in Moira permotivi artistici e per la sua indiscutibile personalità da “mora”.
L’hanno trovata morta nella sua casa mobile piena di ninnoli e pizzi, che non aveva mai voluto lasciare e con la quale aveva viaggiato in mezzo mondo.
Radio Popolare ha raccolto la testimonianza di Alessandro Serena, il nipote di Moira Orfei. Serena insegna storia dello spettacolo circense e di strada all’Università Statale di Milano