Vent’anni fa veniva impiccato Ken Saro-Wiwa. Era stato condannato a morte per omicidio e l’esecuzione avvenne nella prigione di Port Harcourt, nel Delta del Niger.
La sua colpa era quella di avere contestato lo sfruttamento incondizionato del petrolio della sua terra.
Ken Saro-Wiwa morì da difensore dei diritti umani e del diritto di un popolo di poter godere delle proprie ricchezze.
Ma Ken Saro-Wiwa era molto più di un militante e molto più di un politico.
Era uno scrittore, un drammaturgo, un poeta, un produttore televisivo e teatrale. Un grande personaggio.
Era nato nel 1941, il 10 ottobre, a Bori, un piccolo centro nel delta del Niger e fu impiccato il 10 novembre del 1995.
L’accusa di omicidio era totalmente costruita. Dietro c’era la volontà di eliminarlo in modo esemplare da parte di una delle tante ottuse e feroci giunte militari della Nigeria. Ma dietro quella giunta c’è anche stato il colpevole silenzio delle cancellerie di tutto il mondo e delle compagnie petrolifere, in primo luogo la Shell, che avevano e hanno interessi enormi nel Delta del Niger.
La colpa di Ken Saro-Wiwa, come detto, era la sua opposizione allo sfruttamento incondizionato del petrolio della sua terra. Più che sfruttamento, si dovrebbe dire saccheggio perché di quella ricchezza non è mai rimasto nulla ai popoli del Delta del Niger, che continuano ad essere i più poveri di tutta la Nigeria. Quel petrolio che dà energia nel mondo intero, non riesce a dare luce elettrica, sanità, fogne, acqua potabile agliabitanti del Delta. In compenso, gli dà un territorio che è tra i più inquinati di tuttoil mondo.
Ken Saro-Wiwa era un Ogoni, una delle trentina di etnie che popolano il Delta. Le organizzazioni del suo popolo hanno deciso di continuare lasua lotta, e hanno deciso di farlo in modo pacifico, in una terra tra le più violente di tutto il mondo e nella quale sono nati molti guerriglieri.
A distanza di venti anni le accuse di Ken Saro Wiwa si sono dimostrate più vere che mai.