Con Luciano Gallino, morto domenica scorsa a Torino all’età di 88 anni, è scomparso uno dei sociologi italiani più autorevoli. Professore emerito dell’Università di Torino, Gallino aveva iniziato la sua attività professionale all’Olivetti di Ivrea. Era stato Adriano Olivetti a volerlo nel 1956 all’Ufficio studi relazioni sociali dell’azienda. Olivetti fu il fondatore di quella “impresa responsabile” a cui Gallino dedicò l’anno scorso un libro-intervista. In quel volume il professore contrapponeva il modello dell’impresa Olivetti degli anni ’50 all’impresa “irresponsabile” di oggi.
Luciano Gallino era esperto di nuove tecnologie oltre che studioso delle trasformazioni del mercato del lavoro e critico della moderna globalizzazione finanziaria (“Finanzcapitalismo”, “Il colpo di stato di banche e governi”, “L’attacco allo stato sociale”, sono i titoli di alcuni suoi libri sul tema).
Il suo ultimo lavoro è intitolato: “Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegata ai nostri nipoti” (Einaudi, 2015). Scrive Gallino: «Quel che vorrei provare a raccontarvi, cari nipoti, è per certi versi la storia di una sconfitta politica, sociale, morale: che è la mia, ma è anche la vostra (…) Abbiamo visto scomparire due idee e relative pratiche che giudicavamo fondamentali: l’idea di uguaglianza e quella di pensiero critico». Da queste parole di Gallino comincia il ricordo del grande sociologo oggi a Memos. Ospite è Michele Ciliberto, storico della filosofia alla Scuola Normale di Pisa.
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