Nella libera (ma nemmeno troppo) rivisitazione di The Beggar’s Opera di John Gay firmato dalle Nina’s Drag Queens, collettivo di giovani ma già navigati artisti formatosi nell’alveo del Teatro Ringhiera di Milano, anche la forca del bandito Macheath diventa glamour e il cappio si illumina di neon colorati.
Ai piedi del patibolo del lestofante rubacuori, le (molte) donne della sua vita. Nella fattispecie, tutte drag queens.
Polly, moglie segreta di Mac e figlia della regina dei mendicanti Peachum, a sua volta vecchia conoscenza del bandito; Jenny, prostituta e antica amante; Lucy, giovane e scalpitante figlia di Tigra, che anche il capo della polizia.
“…cinque donne che si usano a vicenda. Cuori neri dalla nascita o anneriti dalla vita, ma che pulsano vitali in uno scenario desolato.”
Cinque cuori che saranno anche neri ma scintillanto di pailettes e ancheggiano sugli zatteroni d’ordinanza, conferendo alle icone da bassifondi metropolitani, che avrebbero ispirato Brecht qualche secolo più tardi, un’allegria contemporanea e una irresistibile tendenza al melodramma.
Seguendo i costumi dell’epoca di John Gay, le Nina’s contaminano senza troppe cerimonie, fanno “pastiches” fra il sacro testo e i successi di Raffaella Carrà o Loredana Bertè, citano le divine del Neorealismo e fanno il verso alle fiction televisive, in una cavalcata di più di due ore che non risparmia i numeri di danza e quelli da nouveau cirque.
Le Nina’s Drag Queens sono venute a trovarci in studio, regalandoci un estratto dallo spettacolo e travolgendoci con la loro perfida verve…
Ascolta le Nina’s Drag Queens (con l’incursione di Raffaele Kohler) a Cult