Nel Pd è in atto uno scontro finale. La posta va oltre le alleanze in vista delle elezioni politiche. Riguarda la cultura stessa del partito, una volta si sarebbe detto l’ideologia.Nel Pd continuano a esserci due corpi separati, come prima della scissione.Renzi e i suoi da una parte, il resto del partito dall’altra.Usciti D’Alema, Bersani e la Ditta, lo scontro adesso è tra Renzi e gli altri fondatori. Veltroni, Franceschini, Romano Prodi. Quel che resta della cultura socialdemocratica e della componente cattolico sociale. Si scontrano con Renzi sul centrosinistra, ma gli stanno dicendo che ha stravolto l’essenza del Pd. Il ministro della Cultura lo afferma con chiarezza: “stiamo perdendo contatto coi ceti sociali che sono da sempre la base del nostro consenso”. Veltroni aveva parlato di un Pd senza più una identità. Renzi invece sta approfittando della sconfitta alle amministrative per allontanarsi ancora di più dal centrosinistra e la ragione è speculare: dare l’ultimo strappo alla cultura politica del partito, lavorando a una forza politica liberale che abbandoni al proprio destino la vecchia tradizione. Si spiega probabilmente così la ostentata indifferenza alle sconfitte nelle città storiche della sinistra, da Genova a Sesto San Giovanni. Renzi insegue il sogno di un macronismo in versione italiana, partendo da una struttura che già controlla, il Pd, invece che da zero come il neo presidente francese. Quanti consensi possa ottenere, è la vera incognita. In Italia, come in Francia, la destra è ormai salvinizzata nei temi prima ancora che nelle sigle e nelle formule. La sinistra è ai minimi termini. Ma le analogie finiscono qui. Il centro, per antica consuetudine, è cattolico, moderato, diviso tra anima conservatrice e anima sociale.E i sentimenti di insoddisfazione, di rabbia, di rifiuto della politica sono molto profondi e Renzi è un leader divisivo, catalizzatore di profonde antipatie. Fattori che rendono il calcolo di Renzi al limite dell’azzardo.
Lo scontro finale nel Pd
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Autore articolo
Luigi Ambrosio