Panama stabilisce rapporti diplomatici con la Cina e molla Taiwan. In base al principio di “una sola Cina”, le due entità politche eredi del Celeste Impero si escludono infatti a vicenda: chi riconosce diplomaticamente Taipei non può avere relazioni con Pechino e viceversa. Oggi, sono sempre meno i Paesi che considerano “Cina” la ex Formosa e saltano invece sul carro della Cina continentale. Nel 1909, Panama aveva stabilito relazioni diplomatiche con l’ultima dinastia cinese, quella Qing, e aveva poi continuato a mantenere relazioni con Taiwan, riconoscendola come erede della Cina imperiale. Pechino la considera invece una provincia ribelle che prima o poi tornerà sotto controllo.
Lunedì, è stato il presidente panamense Juan Carlos Varela ad annunciare in televisione che il suo Paese e la Cina hanno stabilito rapporti diplomatici formali e a comunicare parallelamente l’interruzione di ogni legame con Taiwan. Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, si è affrettato a dichiarare che Panama ha fatto la scelta giusta per la propria gente e soprattutto una scelta al passo dei tempi.
Il voltafaccia è decisamente una vittoria per Pechino in America Centrale, regione dove sono ancora concentrati alcuni dei circa venti Paesi che hanno legami diplomatici con Taiwan: Nicaragua, Honduras, Guatemala, Belize, San Salvador. Ma in quest’area la Cina sta penetrando sempre più grazie al potere della sua economia, che si materializza soprattutto in contratti energetici e nella costruzione di infrastrutture. L’attivismo cinese in America Latina si manifesta proprio mentre Donald Trump, oltre a minacciare la deportazione degli immigrati clandestini latinos, cancella la partecipazione statunitense al patto commerciale trans-pacifico, che avrebbe coinvolto Paesi come Cile, Messico e Perù.
L’offensiva dello charme cinese ha come al solito la faccia molto prosaica del business, in questo caso trainato da logistica e trasporti. Tra il 2014 e il 2016, la honkonghina Hutchinson Wampoa ha sia ampliato il porto panamense di Balboa, sia ammodernato il famoso canale tra Atlantico e Pacifico, per renderlo praticabile anche da porta-container di stazza elevata. Hutchinson Wampoa appartiene all’ottuagenario Li Ka-shing, uomo più ricco di Asia legato a doppio filo con Pechino.
Questa politica delle infrastrutture fa comprendere che la nuova via della Seta non si snoda esclusivamente su Eurasia; c’è anche una via di mare dai confini indefiniti, che arriva fino all’America Latina.
Ma non solo. Lo scorso dicembre, anche Sao Tomé e Principe aveva rotto le relazioni diplomatiche con Taiwan per stringerle con la Cina. È un piccolo staterello insulare dell’Africa occidentale dove, guarda caso, ci potrebbe stare benissimo un altro porto cinese.
Tra Pechino e Taipei, i rapporti sono peggiorati da quando nel 2016 il Partito democratico progressista – che ha un programma indipendentista – ha vinto le elezioni di Taiwan, con la successiva nomina a presidente della sua leader Tsai Ing-wen. Ora Taipei è furente e, oltre a sospendere ogni investimento a Panama, accusa la Cina di “politica del libretto degli assegni”, che danneggia ulteriormente i rapporti tra i due lati dello stretto.