Con la serata di sabato, ultima delle tre di concerti al Parc del Forum di Barcellona, si è chiusa anche la diciassettesima edizione del Primavera Sound, uno dei più importanti eventi musicali europei. Numeri importantissimi anche quest’anno, si sono superate le 200mila presenze complessive, ma soprattutto è stato un ultimo giorno davvero bello e godurioso.
Certamente per merito degli Arcade Fire, protagonisti annunciati di questo sabato, che hanno suonato verso mezzanotte davanti alla folla più numerosa di questi tre giorni. Una ordinata e festosa marea umana che ha ballato e cantato seguendo una scaletta che (per chi c’era già stato) ha seguito più o meno la traccia già segnata dalla prima esibizione del gruppo al Festival, a sorpresa, giovedì.
Dopo aver usato quel live fuori programma per presentare il nuovo singolo “Everything Now”, gli Arcade Fire sono tornati a esibirsi senza svelare molto del disco nuovo che porterà lo stesso titolo, ma rappresentando invece molto bene il proprio repertorio passato. E dimostrando di essere di gran lunga una delle rock band più brillanti e potenti del mondo.
Ma non ci sono stati solo i canadesi a farci divertire in quest’ultima serata: nella battaglia tra vecchie glorie, Grace Jones ha stravinto su Van Morrison. Quest’ultimo è salito sul palco verso il tramonto e ha portato con sé la faccia più morbida, swing, della sua musica. Un concerto molto “adulto”, forse un po’ troppo per il contesto in cui avveniva, che ha mancato di mostrare la prima parte del repertorio di questo mostro sacro della musica. Ma che gli vuoi dire a Van The Man? Va bene così.
Grace Jones ha invece avuto un effetto molto più dirompente con la sua esibizione, teatrale e magnetica. Quando è salita sul palco, dipinta di strisce bianche, il seno scoperto e una maschera luccicante, ancora con le sue movenze da pantera, è riuscita a far trattenere il fiato a una platea sconfinata. La scaletta è stata costellata di grandi successi, con la Jones impegnata in piccoli cambi d’abito quasi a ogni pezzo, senza però smettere, anche quando era dietro le quinte per il cambio, di parlare con il pubblico, cantando e scherzando. Dimostrando di avere, oltre a quel carisma magnetico, anche una straordinaria autoironia.
Un po’ vecchie glorie, anche se più di nicchia, lo sono anche i Teenage Fanclub. Gli scozzesi, in attività dal 1990, sembravano davvero in estasi durante il loro live, bello e ispirato: continuavano a guardarsi tra di loro, ridendo felici, con sotto il palco migliaia di persone che cantavano a squarciagola le loro canzoni, le nuove come le vecchie.
Ma era ancor più felice, e ne aveva motivo, Angel Olsen, giovane e bravissima cantautrice americana, con davanti a sé quello che lei stessa ha definito “il pubblico più numeroso che abbia mai visto, e che forse mai vedrò”. Il suo concerto per chi scrive è stato in assoluto uno dei più belli del Festival. In perfetto equilibrio tra malinconia e forza. La ragazza promette di avere avanti a sé una lunga carriera.
Così come una lunga storia di successi l’auguriamo di cuore anche al Festival che si chiude con questa splendida serata, che ha confermato tutta la sua qualità e la sua impeccabile organizzazione, e a cui diamo appuntamento per il prossimo anno.