C’è chi accelera come Renzi e c’è invece chi frena come Alfano, appellandosi alla necessità di mettere a posto i conti, chiedendo più tempo per il governo Gentiloni, ma soprattutto per tentare di abbassare la soglia di sbarramento al 5%, che li metterebbe fuori dal Parlamento, e con loro tanti piccoli gruppi parlamentari che ora sono posizionati al centro.
Ma il Pd di Renzi va avanti, vedendo in prospettiva le elezioni in autunno, forte dei consensi che dagli altri partiti arrivano sul sistema tedesco: un proporzionale con soglia al 5% e senza premio di maggioranza.
Dal Movimento cinque stelle c’è un via libera, anche se il confronto più tecnico avverrà in Commissione affari costituzionali nei prossimi giorni. Ieri il primo incontro, in un clima che secondo il Pd è stato “serio”, il riferimento forse è al passato, agli streaming e alle chiusure su ogni ipotesi di riforma. Se non ci sarà un eccessivo ostruzionismo su alcune centinaia di emendamenti, l’intenzione è di arrivare in aula alla Camera già il 5 giugno e nel giro di un mese approvare la riforma elettorale anche al Senato.
C’è il consenso di Forza Italia e Lega, che alle prossime elezioni politiche è difficile vedere di nuovo insieme.
Con il Movimento democratici e progressisti si è aperto un confronto, sono disponibili alla soglia del 5%, ma dovranno accelerare nella costruzione di una sinistra più larga, attendendo anche le decisioni di Pisapia.
Ottenuto il favore dei partiti più grandi, oggi alla Direzione del partito Renzi dovrà tirare le fila della proposta di sistema elettorale e scoprire un po’ di più le carte sul voto anticipato: a ottobre come sembra emergere, e come avrebbe confidato ai suoi, in un discorso che parte dalle chance che avrebbe il governo in carica di modificare i rapporti di forza sui vincoli di bilancio con Bruxelles. Sarebbe preferibile, questa forse la sua convinzione, che fosse un nuovo governo a farlo, ma portandosi sulle spalle però la responsabilità di una legge di stabilità molto dura, come si suol dire “lacrime e sangue”.