Soltanto tre anni fa all’Unione Europea veniva assegnato il premio Nobel per la pace e oggi l’Europa rischia di finire nell’abisso dell’egoismo. L’Europa premiata per il suo “contributo alla costruzione di un continente di pace e di riconciliazione” (come recita la motivazione del Nobel), oggi riserva barriere di filo spinato e guardie armate a chi arriva ai propri confini dopo essere scappato dalla guerra. Non basta l’inattesa mossa della cancelliera tedesca Merkel, l’accoglienza offerta per qualche giorno ai rifugiati tra i binari della stazione di Monaco di Baviera.
Non basta per compensare le liti successive, e di questi giorni, sulle quote di accoglienza. Domani ci sarà il vertice dei leader europei per decidere sulle quote. “E’ l’ultima possibilità per l’Europa per dare una risposta coerente e solidale alla crisi”, ammoniva ieri l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati. Com’è possibile? Colin Crouch, sociologo, professore emerito all’Università di Warwick in Gran Bretagna – ospite di Memos – dà una sua risposta: “è il risultato – racconta nella trasmissione di oggi – di un’Europa pensata solo come unione economica di stati e non come un progetto politico e sociale”.
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