Ci ha messo molto poco il presidente del Consiglio Matteo Renzi a esaltare i nuovi dati dell’Istat sull’occupazione.
Effetto benefico del Jobs Act, per il capo del governo. E, del resto, anche molti media oggi raccontano un solo lato della medaglia, quello più evidente. Ma anche più superficiale. Vediamo perché.
L’Istat oggi ha comunicato che nel mese di settembre il tasso di disoccupazione è diminuito e si attesta all’11,8 per cento. La diminuzione è di 0,1 punti. Prosegue così il calo di luglio (-0,5 punti) e quello di agosto (-0,1 punti). Si tratta del minimo dal gennaio del 2013. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce dell’8,1 per cento, che corrisponde a 264 mila persone in meno in cerca di lavoro.
Anche il tasso di disoccupazione giovanile è in calo. Un -0,2 per cento a settembre rispetto al mese precedente, che porta il livello complessivo al 40,5 per cento.
Tutto bene dunque? Non proprio. Perché il risultato non significa affatto che ci sia più lavoro, nonostante quello che sembra suggerire una lettura approssimativa e quello che vuol far passare il governo.
Leggendo meglioi dati Istat del mese di settembre, si scopre infatti che i posti di lavoro in realtà sono diminuiti. Di ben 36mila unità. Come è possibile? L’apparente contraddizione si spiega tenendo in considerazione la modalità statistica utilizzata dall’Istat. Per calcolare il tasso di disoccupazione, infatti, vengono prese in considerazione le persone che non hanno un lavoro ma che lo cercano attivamente.
A settembre, ecco spiegato il paradosso, sono invece aumentati coloro che non lo cercano più, il lavoro, pur non avendolo. I cosiddetti “inattivi”. O “scoraggiati”, secondo una definizione più sociologica. Nell’ultimo anno, 264 mila persone in meno hanno cercato lavoro, con un aumento a settembre di quasi mezzo punto percentuale. Tutte queste persone “escono” dal conteggio dei disoccupati. Facendo diminuire il tasso di disoccupazione.
Il ragionamento “sgonfia” il trionfalismo di Renzi e del governo italiano. Eppure non c’è nulla di segreto, basta ascoltare le spiegazioni dei tecnici dell’Istat. Noi ne abbiamo parlato con Linda Laura Sabbadini, direttrice del Dipartimento statistiche sociali dell’Istat.