Che fine farà il contratto nazionale di lavoro? Sembra proprio che gli industriali non ne vogliano più sapere e per questa ragione hanno fatto saltare le trattative con i sindacati sul nuovo modello contrattuale. «Eppure, negli anni ’60 – quando il contratto nazionale fu introdotto – gli industriali lo richiedevano come forma di garanzia contro la concorrenza sleale», racconta oggi a Memos Luigi Mariucci, giurista del lavoro all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Erano gli anni della crescita e del boom economico. Oggi non è più così e di fronte alla crisi gli industriali vogliono recuperare competitività riducendo i salari. E’ la ricetta di sempre, ripetuta come un mantra negli ultimi 30 anni. E allora ridimensionare il contratto nazionale – garanzia di una retribuzione minima per i lavoratori – diventa uno strumento per arrivare a quella riduzione dei salari. Ma in gioco – insieme ai salari – c’è un intero sistema di diritti e di garanzie custoditi nel contratto nazionale di lavoro. «Sono i diritti sociali del lavoro – sostiene il professor Mariucci – fondamento dello stato sociale di diritto su cui è basato il nostro patto costituzionale».
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