Dal potenziamento della grande stazione di Livigno in Valtellina, alla riattivazione di quella chiusa da decenni del Monte San Primo, in provincia di Como. Non c’è adattamento climatico nella strategia per le stazioni sciistiche della Lombardia.
26 milioni per Livigno, dove sarà costruita la connessione tra i due versanti della stazione, quasi 20 per Madesimo-Campolcino, 5 per la Valmalenco, tutti comprensori in provincia di Sondrio; 12 per il Monte Maniva in quella di Brescia; e 5 per il Monte San Primo nel comasco, la stazione più bassa, tra quelle finanziate, con il punto più alto a 1400 metri, non a caso chiusa da decenni.
Sono solo alcuni dei fondi stanziati dalla giunta guidata da Attilio Fontana per sostenere direttamente seggiovie, funivie, tappeti mobili e gli altri sistemi di trasporto verso e sulle piste da sci. Gli stanziamenti comprendono anche l’innevamento artificiale, sia attraverso l’acquisto di cannoni che per la costruzione di bacini per stoccare l’acqua necessaria alla produzione della neve, come se le siccità non esistessero. Quella iniziata nell’autunno 2021 è tutt’ora in corso.
A questi fondi per lo sci andrebbero aggiunti quelli per le infrastrutture come strade o parcheggi per migliorare l’accessibilità a queste località.
In Lombardia non c’è un solo tentativo di adattarsi all’innalzamento delle temperature e di ipotizzare riconversioni per le stazioni al di sotto dei 2000 metri. Neanche esperienze come il Monte Tamaro in Canton Ticino, a pochi chilometri dal Lago Maggiore nell’alto varesotto, sono prese in considerazione. Eppure sono 54 le ex stazioni sciistiche abbandonate sulle montagne lombarde. Tra queste il Monte San Primo a Bellagio, che ha appunto ricevuto 5 milioni di euro da Palazzo Lombardia per riaprire dopo decenni.
La lobby degli impianti sciistici è riuscita ad avere anche un capitolo nella legge di stabilità del governo.
È stato istituito un fondo ammodernamento, sicurezza e dismissione impianti di risalita e di innevamento con 30 milioni per il 2023, 50 per il 2024, 70 nel 2025 e 50 nel 2026.
A Roma è stato anche previsto un fondo da un milione di euro sempre fino al ’26 per i depositi estivi di neve artificiale. Da una decina d’anni si sta infatti sviluppando lo snow farming per consentire di aprire le piste da sci, anche di fondo, fuori stagione, ma soprattutto in assenza delle nevicate per il cambiamento climatico. In Lombardia a Livigno da alcuni anni è attivo uno dei primi casi italiani.