Parole forti e chiare, inevitabili ormai dopo tutte le polemiche per Gianfranco Pagliarulo, chiamato quotidianamente a smentire una sorta di equidistanza nel conflitto frutto di alcune sue dichiarazioni e comunicati dei primi giorni di guerra.
Una risposta ai “guerrafondai da tastiera”, come li aveva definiti poco prima dallo stesso palco il presidente dell’Aned Dario Venegoni, quelli che stanno nelle redazioni di certi giornali con addosso mimetica ed elmetto. Poco prima Venegoni aveva paragonato la strage di Bucha agli eccidi di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema, e aveva espresso la vicinanza della piazza agli ucraini in fuga dalla guerra. La solidarietà, ha però aggiunto, dovrebbe essere la stessa per tutti, mentre ad altri migranti in fuga da altre guerre non è stato riservato lo stesso trattamento. Applausi dalla piazza. Applausi, molti, anche per Maurizio Landini, che ha quasi gridato il suo NO al riarmo generale che questa guerra porta con sé. Applausi anche per le due donne ucraine invitate sul palco, Iryna Yarmolenko, consigliera comunale di Bucha fuggita prima del massacro, e Tatyana Bandelyuk, che lavora da anni a Milano.
La piazza non disdegna i loro paragoni tra la guerra e le Resistenza italiane che terminarono col 25 aprile e la loro situazione attuale. “Una mattina mi son svegliata…era il 24 febbraio 2022” ha esordito Yarmolenko. All’indomani della vittoria di Macron in Francia, la manifestazione di oggi ha anche risposto con convinzione a chi dal palco ha evocato il rischio sempre attuale dell’avanzata del neofascismo. Marine Le Pen al 41% è la dimostrazione più concreta che i valori del 25 aprile non invecchiano: oggi, alla faccia delle polemiche e delle divisioni, hanno portato in piazza decine di migliaia di persone.
Le foto della redazione di Radio Popolare dalla manifestazione nazionale per la festa della Liberazione del 25 aprile