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Tratto dal podcast
Prisma di mar 12/11 (seconda parte)
Milano | 2019-11-12
Milano è una delle città italiane più in crescita, una di quelle in cui si va a lavorare da tutta italia e una di quelle in cui gli investimenti sono in continuo aumento. Il rovescio della medaglia, però, è che il mercato immobiliare reagisce di conseguenza. E in mancanza di alcun tipo di regolamentazione, il costo dell’affitto diventa sempre più instabile.
Il rapporto di Tecnocasa sui primi sei mesi del 2019 colloca la città di Milano, insieme a Bologna, al primo posto tra le realtà con l’aumento più importante dei canoni di affitto per monolocali, bilocali e trilocali indipendentemente dalla zona della città in cui si trovano.
Il motivo, nel caso dell’affitto a Milano e non solo, è da ricercare nella riduzione dell’offerta e nell’aumento della domanda, come confermato oggi a Prisma da Fabiana Megliola, responsabile dell’ufficio studi di Tecnocasa:
Abbiamo riscontrato un aumento dei canoni di affitto a Milano del 6,1% sui monolocali, del 4,2% sui bilocali e del 5,3% sui trilocali. Per dare un valore medio, un bilocale a Milano si attesta sopra agli 800 euro al mese. Le motivazioni principali sono la riduzione dell’offerta dovuta al fenomeno degli affitti brevi e ad una crescita della domanda. Il mercato delle locazioni ha sempre raccolto le richieste di chi, per una serie di motivi, non riesce ad accedere all’acquisto. O chi, per motivi di studio o lavoro, si deve spostare sul territorio ed è alla ricerca di una soluzione temporanea.
Tecnocasa lega in parte questo repentino aumento dei canoni di locazione al fenomeno sempre più diffuso degli affitti brevi. Si preferisce spesso, e non soltanto per motivi economici, mettere in affitto un appartamento per brevi periodi, così da approfittare del turismo e dei lavoratori o studenti temporanei e avere la certezza, per i proprietari, di poter tornare in possesso dell’appartamento in tempi rapidi.
Questo aspetto da non sottovalutare è stato confermato anche da un ascoltatore di Radio Popolare, Carlo, che ha denunciato quanto possa essere complesso, in Italia e a Milano in particolare, rientrare in possesso di un appartamento in caso di inquilino moroso o non intenzionato a lasciare l’abitazione:
La mia famiglia ha un appartamento a Milano ed è in causa di sfratto da due anni. Tutti sanno che se si trova un inquilino che non paga e che non vuole andarsene è necessario aprire una causa e perdere almeno due anni prima di tornare in possesso di quella casa. Quando riuscirò a riottenere la mia casa, probabilmente andrò a viverci. Ma se dovessi affittarla, punterei sugli affitti brevi. È una parte del problema, ma se ci fosse una legislazione per cui tu, proprietario della casa, hai tutto il diritto di tornarne in possesso e nel giro di un mese riuscissi ad ottenerlo, si libererebbero centinaia di appartamenti in affitto e questo abbasserebbe il prezzo.
È vero che gli affitti brevi portano maggiori introiti al proprietario, ma la ragione principale è quella di proteggersi da una legislazione che non tutela minimamente i proprietari.
La testimonianza di Carlo è stata confermata anche da Fabiana Megliola: gli affitti brevi garantiscono ai proprietari di appartamenti di poterne tornare in uso in tempi rapidi qualora ne avessero bisogno, oltre ovviamente a guadagni maggiori. “Se ho necessità dell’immobile posso liberarlo e usufruirne in tempi ragionevoli“.
Anche una seconda ascoltatrice ha portato una testimonianza simile. Nel suo caso l’inquilino che non voleva andarsene lavorava in nero e risultava nullatenente. Rientrare in possesso di quell’appartamento per l’ascoltatrice è stato un percorso lungo e dispendioso.
Queste esperienze piuttosto comuni spingono ovviamente i proprietari di appartamenti a preferire un appartamento sfitto per qualche periodo anziché affittarlo a chi non riesce a garantire un minimo di affidabilità: “È giusto tutelare la casa e l’inquilino, ma non bisogna gravare sui piccoli proprietari“.