Yvan Sagnet, ingegnere elettronico e protagonista delle lotte contro il caporalato in Puglia che nel 2011 portarono alla legge sullo sfruttamento del lavoro, presenta a Radio Popolare la rete internazionale No-Cap, finalizzata a promuovere un’alleanza con i consumatori, invitati a non comprare le merci ribassate grazie al lavoro sfruttato.
Claudio Jampaglia lo ha intervistato a Giorni Migliori.
È una situazione che conosco molto bene, l’ho vissuta sulla mia pelle. Posso dire che su alcuni aspetti ci sono dei miglioramenti, di caporalato si parla abbastanza ormai da otto anni e l’opinione pubblica inizia ad essere a conoscenza di questi fenomeni. Sul piano pratico e concreto, però, per quanto riguarda la vita dei lavoratori posso dire che non è cambiato niente. Nonostante ci sia stata la legge – ottenere una legge dopo oltre 100 anni di caporalato in Italia è stato qualcosa di molto importante – e ci siano stati altri provvedimenti, sul piano concreto e materiale i ghetti ci sono ancora, i lavoratori continuano ad essere sfruttati, la tratta dei lavoratori continua da una Regione all’altra per la stagionalità dei prodotti dei caporali. Diciamo che la situazione è in patta per quanto riguarda il lavoro effettivo, noi dobbiamo iniziare ad applicare le leggi che abbiamo approvato, cioè la legge 199 che è disattesa su alcuni versanti, a cominciare dall’articolo che riguarda la rete dei lavori agricoli di qualità che è completamente disatteso. Quello che ci potrebbe consentire di contrastare la questione del trasporto.
Cos’è la No-Cap e cosa fa?
Noi nasciamo con l’obiettivo di cambiare il modello di sviluppo economico, perchè noi siamo di fronte a un modello neoliberista che ha completamente cambiato i rapporti di forza nel mercato del lavoro tra la grande distribuzione e i piccoli produttori contadini. Questa ha degli effetti negativi su tutta la filiera, perchè la grande distribuzione fa i prezzi. Oggi un chilogrammo di pomodoro costa 8 centesimi di euro alla fonte e con un prezzo così basso i piccoli agricoltori non ce la faranno mai a pagare i lavoratori stanno alle regole contrattuali. Lì bisogna intervenire e No-Cap nasce per questo: vogliamo costruire una filiera alternativa alla grande distribuzione e questo passa attraverso la consapevolezza del consumatore. Vorrei approfittare per ricordare che chi va a fare la spesa nei supermercati ha un potere enorme, è grazie a quello che spende che inconsapevolmente alimenta l’intero sistema di sfruttamento all’interno del settore agricolo. Abbiamo censito che 3 prodotti su 5 che vanno a finire sulle nostre tavole sono in odore di sfruttamento. Il consumatore deve iniziare a prendere consapevolezza di ciò che consuma e noi lo faremo attraverso un sistema di tracciabilità che introdurrà il bollino No-Cap sul mercato. Se tutto va bene lo faremo tra un mese.
Chi vi sta aiutando per questa cosa del bollino? C’è qualche sito con le informazioni?
C’è il nostro sito, www.nocap.it http://www.nocap.it, con tutte le informazioni. Lo stiamo organizzando adesso, inizieremo con una rete di circa 60mila agricoltori iscritti al sindacato Agricoltura che sono disposti ad assumere i lavoratori rispettando le regole. No Cap collaborerà con questo sindacato e coi suoi iscritti. Dall’altra parte stiamo cercando di fare accordi con alcuni lavoratori della distribuzione, molto probabilmente i nostri prodotti li ritroverete in alcune catene – non quelle grandi, con loro non faremo mai accordi. Io li chiamo i generali, sono loro all’origine di tutto questo – medie e piccole. Vorrei anche ricordare un altro tema, quello della lotta di classe: quello che stiamo subendo è proprio una lotta di classe, però fatta dall’alto verso il basso. Qui bisogna iniziare a mettere i lavoratori insieme, unire il mondo del lavoro per combattere questi signori della globalizzazione capitalistica. E questo passa attraverso dei sindacati forti. Bisogna iniziare a fare lo sciopero ad oltranza, come abbiamo fatto a Nardò nel 2011. Grazie al nostro sciopero è stato introdotto l’articolo 603-bis, il reato di caporalato. Grazie a quello sciopero abbiamo ottenuto tanti risultati, bisogna fare scioperi ad oltranza. Se è vero che il problema riguarda il modello di sviluppo economico, dall’altra parte i lavoratori devono tornare ad essere protagonisti.
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