Mattia Guastafierro, inviato di Radio Popolare a Genova, ci racconta del Comitato di via Porro che chiede alle autorità di sedersi al tavolo con Regione, Comune e Autostrade (che proprio in questi giorni ha versato un primo contributo ad ogni famiglia coinvolta) per il dopo disastro del Ponte Morandi. Un comitato unito che chiede di non essere dimenticato.
L’intervista di Claudio Jampaglia a Giorni Migliori.
Sono proprio qui all’ingresso della zona rossa, in via Porro, di fronte allo scheletro di ponte Morandi. Vedo proprio i monconi pericolanti.
Immagino che la macchina dei lavori sia ripresa dopo la sospensione per maltempo.
Sì, i lavori sono ripresi ieri mattina. Nel weekend a causa dell’allerta gialla e del rischio di esondazione del Polcevera erano stati bloccati i lavori. Nei giorni scorsi, mentre c’era l’allerta, sembrava quasi di vivere la quiete dopo la tempesta. Io sono arrivato il giorno dopo l’allerta maltempo, quando è tornato il sole, e devo dire che la cosa che mi ha colpito di più è stato il silenzio. Nonostante i lavori erano in corso regnava un silenzio quasi ovattato. Adesso già da ieri pomeriggio sono ripresi tutti i presidi, soprattutto quello del Comitato degli sfollati di via Porro, il cui obiettivo è quello di non lasciare mai vuoto questo presidio.
Loro dicevano che in questo momento sono tre le gambe del tavolino, manca la quarta.
Le tre gambe a cui si riferiscono gli sfollati sono quelle di Comune, Regione e Autostrade. La prima richiesta che fanno è che questo tavolo non sia più a tre gambe, ma che quella quarta gamba siano proprio i cittadini e gli sfollati che vogliono avere un ruolo ed essere considerati alla pari e prendere le decisioni insieme alle istituzioni. Per questo si stanno riunendo ogni giorno senza lasciare mai vuoto il presidio. Gli aiuti sono arrivati dal Comune, che ha messo a disposizione i primi appartamenti per alcune delle famiglie sfollate. Questo ovviamente in base alle priorità, ci sono famiglie con bambini e anziani o disabili che hanno già ricevuto gli appartamenti. Poi tra poco inizierà la scuola, quindi soprattutto per i bambini potrebbe essere difficile il trasloco e lo spostamento. Gli altri sono oltre 600 persone sfollate, più di 200 famiglie. In questo momento si stanno arrangiando come possono, molte famiglie hanno trovato una sistemazione negli alberghi o da parenti ed amici. Sono già arrivati alcuni indennizzi da parte di Autostrade: ieri sono stati versati i primi bonifici, tra gli 8 e i 12mila euro a ciascuna delle famiglie sfollate e ai parenti delle vittime. Ieri, durante la riunione che hanno tenuto, ci tenevano a ribadire un concetto fondamentale: questi soldi non devono servire per ricomprarsi i mobili, ad esempio, perchè sono comunque soldi che servono per le emergenze. Loro hanno lasciato tutti i propri beni e i propri ricordi nelle case e questi soldi servono soltanto per vivere alla giornata.
Sono uniti? Che impressione hai avuto?
C’è molta tensione, naturalmente nelle emergenze non può essere altrimenti, però ieri la riunione che si è tenuta tra una cinquantina di loro – in questi giorni anche il comitato si era preso una pausa perchè ha lavorato intensamente negli ultimi giorni – ha dimostrato unità. Ci sono anche delle vedute diverse, ma c’è molta unità, molta pacatezza e molta dignità. Gli intenti vanno nella stessa direzione: essere uniti e mai far calare l’attenzione su via Porro e sul comitato degli sfollati, perchè il rischio è che dopo l’emergenza se ne possano dimenticare.
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