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“Salvini parla ai fan e vuole diventare Premier”

Matteo Salvini

La giornalista e scrittrice Flavia Perina, già direttrice del Secolo d’Italia e parlamentare di AN, PDL e Futuro e Libertà, commenta a Giorni Migliori l’emergenza razzismo: “Il ministro dell’Interno parla ai suoi fan, il problema è l’afasia di tutti gli altri. Se vince alle Europee chiede la premiership“.

Siamo in una situazione pericolosa?

Non ho gli strumenti per poterlo dire. Sicuramente c’è un carattere imitativo di queste aggressioni a sfondo razziale che è molto preoccupante. Noi sappiamo – lo abbiamo visto in passato – come l’imitazione possa alimentare delle autentiche emergenze. Qualcuno oggi ricordava sui giornali l’estate dei sassi sul cavalcavia o delle donne sfregiate con l’acido. In questa circostanza, tra l’altro, questa tendenza imitativa si incrocia con una narrazione pubblica che da molto tempo indica gli immigrati come il capro espiatorio di una serie di disagi di tipo sociale e anche personale – alcuni dei responsabili di questi episodi sembrano davvero dei matti. Quindi sicuramente è preoccupante. Io credo che nelle ultime 24 ore, dopo l’aggressione in Piemonte alla nostra atleta, abbia cominciato a percepire tutto questo anche l’area della Lega, che fino a ieri sembrava piuttosto insensibile o tendeva a minimizzare questi episodi, perché oggi abbiamo delle dichiarazioni del Governatore del Veneto Zaia che sono molto ferme. Lui dice che esiste un problema di razzismo, lo condanna fermamente, esprime la sua solidarietà a questa ragazza. Le persone che governano il territorio e che hanno di fatto in qualche modo la responsabilità anche di zone dove c’è un’alta concentrazione di immigrati regolari e clandestini, ma comunque persone che per la maggior parte lavorano e stanno nelle famiglie degli italiani. Noi non dobbiamo mai dimenticare che la stragrande maggioranza degli immigrati, oltre il 60%, sono persone addette ai servizi e molto spesso ai servizi domestici. Ci si comincia a rendere conto che seminare questo tipo di narrazione, provocare questi tipi di imitazione, costituisce un rischio per chi governa e chi ha la responsabilità dei territori.

Oggi Giuliano Ferrara sferra un attacco davvero duro nei confronti di Salvini, perchè le accusa di spostare il centrodestra italiano in una vicolo cieco che ha a che fare addirittura col Ventennio. Lei ha un’opinione politica su questo?

Ho un’opinione molto precisa su questo. La destra che conosco io – io vengo dalla destra, anche se oggi non mi qualificherei più come una persona di destra – ha passato circa 30-40 anni della sua storia a cercare di bandire ed emarginare gli estremismi che si accodavano. In questo senso sono stati fatti atti simbolici ed atti pratici, dalle espulsioni dai partiti fino agli atti simbolici compiuti dai segretari di partito, particolarmente da Fini con la famosa visita a Gerusalemme. Tutto questo proprio perché si riteneva che bisognasse staccare la destra da ogni narrazione di tipo razzista ed estremista. Comprendo perfettamente le valutazioni di Ferrara, che sono fondate: la destra di oggi monopolizzata dal potere leghista sembra aver completamente abbandonato questa strada. L’attenzione che ha messo per moltissimo tempo nel mettere al bando in qualche modo qualunque frangia estremista sembra invece andare proprio nella direzione opposta. Io penso che questo succeda perchè la tentazione di utilizzare l’immigrazione e l’evocazione razzista come capro espiatorio di una situazione sociale ed economica molto difficile nella quale l’Italia si dibatte da anni. Questa tentazione ha prevalso su ogni ragionamento di buonsenso. È una storia che, se continuerà così, non andrà a finire tanto bene.

Che cosa succede a questo governo? Lasciano andare avanti Salvini e lo coprono perché non c’è altro da fare o si sconteranno con la dura realtà delle riforme economiche impossibili?

Io concordo abbastanza con chi dice che questo dibattito non va personalizzato su una figura. Il problema vero è che il Ministro dell’Interno parla ai suoi fan, al suo pubblico, al suo elettorato che alle ultime elezioni era il 17% e oggi secondo i sondaggi è il 30%. Il problema è in qualche modo l’improvvisa afasia di tutti gli altri: sono abbastanza convinta che questa indicazione dell’immigrazione come capro espiatorio sia un argomento popolare, nessuno ha il coraggio di mettersi di traverso fino in fondo perchè tutti si sono convinti che sia un argomento popolare e che battere un certo tipo di racconto su questo terreno sia impossibile.

Tranne la Chiesa.

Esatto, tranne la Chiesa. O almeno larghi ambienti della Chiesa, perchè c’è anche una certa parte che si trova in linea col racconto di Salvini. L’argomento è popolare, la gente vuole sentirsi dire queste cose e chi si mette in conflitto con questo tipo di narrazione alla fine perde le elezioni. Siamo già in campagna elettorale per le europee ed è inutile nasconderlo. L’idea che si sono fatti un po’ tutti è che se Salvini raccogliesse alle Europee quel che gli attribuiscono oggi i sondaggi potrebbe far saltare il tavolo del governo e rivendicare un ruolo di premiership che, se riesce a sorpassare M5S, in qualche modo gli sarebbe dovuto. Aprire una crisi di governo e così entrare in una stagione del tutto nuova.

Matteo Salvini
Foto dal profilo FB di Matteo Salvini https://www.facebook.com/salviniofficial/

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    La voce dei referendum e il silenzio del governo. E della Rai. Oggi a Roma promotori in piazza per chiedere all’esecutivo una data in cui votare. Due dei cinque referendum al voto riguardano norme contenute nel Jobs Act: il ripristino della reintegra per i lavoratori e le lavoratrici licenziate ingiustamente; e l’eliminazione del tetto ai risarcimenti per chi viene mandato via senza motivo. Il Jobs Act, a dieci anni dalla sua entrata in vigore, è una legge che ha introdotto numerose modifiche nel mercato del lavoro, tra queste ci sono le norme sui demansionamenti. Pubblica ha ospitato l’avvocato del lavoro Domenico Tambasco per commentare una sentenza della Corte d’Appello di Milano che, a proposito dei demansionamenti, ha stabilito importanti principi in tema di dignità sul lavoro, oltre che di risarcimenti monetari in caso di demansionamenti. Sui referendum abbiamo ospitato Tania Scacchetti, segretaria generale dello Spi Cgil.

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