Salvini ha telefonato al presidente del Consiglio, Conte. Ha chiesto che le due navi che hanno raccolto i migranti che erano sull’ultimo barcone diretto verso l’Italia, una motovedetta della Guardia di Finanza e una nave militare di Frontex, non vengano fatte sbarcare in Italia.
Coinvolgendo direttamente il presidente del Consiglio nella partita, Salvini spera di uscire dalla trappola in cui è caduto per sua stessa mano, dopo avere sostenuto una linea dura che a Trapani è stata smentita dal Governo a seguito dell’intervento del presidente della Repubblica.
La sua tattica è quella di chiedere direttamente a Conte di impedire lo sbarco dei nuovi profughi trasportati su una nave di Frontex e su una della Guardia di Finanza. Sapendo benissimo, ad esempio, che è impossibile che la motovedetta della Finanza possa andare in un porto diverso da uno italiano.
Salvini quindi si prepara a una decisione di Conte contraria alla sua volontà. Perché lo fa? Per costruirsi un formidabile alibi: “io sono per la linea dura ma gli altri no, il Quirinale e Palazzo Chigi sono contro di me”.
Se invece Conte lo seguisse, sarebbe il suo trionfo.
Trapani, i 67 sbarcati da Nave Diciotti, possono fare molto male politicamente a Salvini e per lui è preferibile creare una crisi col suo stesso governo piuttosto che accettare il dato di realtà degli sbarchi inevitabili.
Salvini fa politica avendo in mente un unico obiettivo: la campagna elettorale permanente. Gli immigrati, gli sbarchi, sono il miglior terreno su cui si gioca la sua propaganda. Lo scopo è tenere in tensione il più possibile gli alleati del Movimento 5 Stelle, che sono fin dal primo giorno succubi del suo attivismo, per sottrarre consenso e prepararsi alle future elezioni.