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Salvini è il capo del vecchio

Matteo Salvini

Matteo Salvini è il principale costruttore italiano della narrazione secondo cui gli stranieri, gli immigrati sarebbero un problema. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, dati alla mano ha spiegato che la verità è opposta a quella che Salvini tenta di rappresentare.

Oggi Boeri ha detto che il Re è nudo. Ecco perché Salvini lo vorrebbe cacciare. Boeri ha affermato una semplice verità e facendolo ha mostrato cosa sia effettivamente Salvini: il capo del vecchio. A poco più di 40 anni, Salvini è il vecchio, il vecchissimo. Culturalmente e politicamente. Ed è un favoloso paradosso che a svelarlo sia stato l’uomo delle pensioni.

Ma la realtà in questo momento storico fatica a interessare. A chi, in particolare non interessa? La realtà non interessa a chi ha tutto da perdere e nulla da guadagnare. La realtà, in questo momento storico, non interessa a chi è vecchio. Vecchio in senso psicologico e non nel senso dell’età. Vecchio nel senso di incapace ormai di produrre cose nuove: idee, cultura, valori, oggetti, fatturato, innovazione tecnologica.
Il vecchio rimane aggrappato alle proprie cose vecchie perché non è più in grado di produrne delle nuove e il suo principale nemico è il giovane che invece ha il diritto oltre che il desiderio di produrre cose nuove: idee, cultura, e tutto il resto.

Il vecchio saggio si fa da parte e favorisce il giovane. Il vecchio incattivito ostacola il giovane. Vale per gli individui e per le organizzazioni, comprese quelle politiche. L’Italia è un Paese vecchio perché lo dice l’anagrafe ma soprattutto è vecchia perché incapace di una visione, di una idea forte di sé a 20, 30 anni e più. Manca un’ipotesi di futuro intesa come idea di apertura, innovazione, crescita. Di conseguenza l’Italia si condanna a un’idea di futuro tipica della destra, ossia chiusura, conservazione, riproposizione feticistica del mito del passato e del concetto astratto di tradizione.

La battaglia dei nazionalisti – che oggi si fanno chiamare ‘sovranisti’ – in Italia, in Europa e nel Mondo è una battaglia che si gioca in buona parte sul piano del simbolico. Boeri ha spiegato, numeri alla mano, che servono immigrati giovani per garantire le pensioni italiane. È il peggior affronto che il Paese vecchio potesse sentirsi fare. Perché punta dritto al cuore della questione. I nazionalisti, le forze politiche della chiusura, oggi raccolgono grandi consensi quasi indipendentemente dagli argomenti che usano perché quello che conta è il loro messaggio subliminale: difendere il vecchio che non ha più nulla da dire dal suo incubo più grande, l’incubo del confronto con i giovani che rappresentano il futuro.

In questa chiave, la paranoia della cosiddetta ‘sostituzione etnica’ assume un significato diverso. Non è solo la razza il tema. È il vecchio che muore. Le rivoluzioni sono sempre faccenda del nuovo contro il vecchio, e alla fine il nuovo vince. La piazza del Pride è la piazza dei giovani, la piazza di Pontida è la piazza del vecchio. Gli immigrati che arrivano sono giovani anche nella carta di identità, e sono portatori di istanze nuove. È per questo che fanno paura a tanti.

Il vecchio ha vinto numerose battaglie e altre è probabile che ne vincerà. La prima che ha vinto in Europa è stata Brexit – e non è un caso che una delle linee di frattura create nella società del Regno Unito da Brexit fu la sconfitta dei giovani, che erano in maggioranza ampia favorevoli all’Unione Europea – ma alla fine il vecchio è destinato a sparire. Questo i rappresentanti del vecchio, che siano ventenni o ottantenni, lo sanno benissimo, ecco perché esprimono tanta rabbia.

Oggi Tito Boeri non si è limitato a esporre dati sul sistema pensionistico. Oggi il presidente dell’Inps ha evocato il peggior incubo della vecchia Italia: senza gli immigrati, siete già morti.

Matteo Salvini
Foto dal profilo FB di Matteo Salvini https://www.facebook.com/salviniofficial/
  • Autore articolo
    Luigi Ambrosio
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    L’ultima volta era successo 22 anni fa. Il Comune di Milano oggi ha consegnato le prime cinque nuove licenze per taxi. Nei prossimi mesi le nuove abilitazioni arriveranno a 336, per effetto del bando di marzo dell’anno scorso per 450 licenze. L’amministrazione comunale ha l’obiettivo di arrivare a circa mille nuovi permessi in città. Per questo ha dichiarato che porterà avanti la richiesta di altre autorizzazioni anche con Regione Lombardia. Stamattina c’è stata una piccola cerimonia di consegna a palazzo Marino: tre nuove licenze sono ordinarie, due per il servizio notturno. “Lavorare di notte mi preoccupa un po’ per quello che sta succedendo in città a livello di sicurezza, ma il trasporto pubblico ha bisogno di taxi soprattutto nella fascia serale” ha detto Matteo Grappoli, uno dei tassisti che ha ricevuto la licenza, nell'intervista fatta da Luca Parena.

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    Esteri di giovedì 23/01/2025

    1) “Ora tocca alla Cisgiordania”. L’esercito israeliano annuncia l’ampliamento dell’operazione militare su Jenin, mentre le famiglie vengono costrette all’evacuazione e il campo profughi della città inizia ad assomigliare sempre più alla striscia di Gaza. (Ahmad Odeh da Jenin) 2) Stati Uniti. I Proud Boys sono pronti a tornare e vogliono vendetta. I leader del gruppo di estrema destra appena rilasciati dal carcere dalla grazia di Trump chiedono al presidente una rivincita. (Roberto Festa) 3) Colombia, crolla il piano di pace del presidente Petro. Nel paese riscoppia la guerriglia per il controllo del narcotraffico. (Eleonora Cormaci - Terres des Hommes) 4) Il divorzio per violazione del dovere coniugale non esiste. La Francia condannata dalla Cedu. (Francesco Giorgini) 5) La dittatura Brasiliana, l’occupazione israeliana in Cisgiordania e la storia di Emilia Perez, narcotrafficante transgender. Le nomination per gli Oscar 2025 vanno contro corrente. (Mauro Gervasini - Film TV) 6) World Music. Il saxofonista Haitiano Jowee Omicil lancia il suo nuovo album puntando sui podcast. (Marcello Lorrai)

    Esteri - 23-01-2025

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    Poveri ma belli di giovedì 23/01/2025

    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    Oggi a Jack, Matteo Villaci e Luca Santoro hanno parlato di JPEGMafia e del suo concerto di ieri sera all'Alcatraz di Milano. JPEGMafia, pseudonimo di Barrington DeVaughn Hendricks, è un rapper americano sperimentale dai molteplici talenti, produttore, interprete e leader della scena rap underground.

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