Quella delle migrazioni può diventare una questione vitale, ha detto Angela Merkel stamattina nel suo discorso al Bundestag prima del Consiglio Europeo. Parlava in riferimento all’Europa. Ma il pensiero, ad ascoltarla, è andato anche a lei, alla Cancelliera tedesca. Che a questo vertice ci arriva particolarmente sotto pressione. Pressione interna, dall’opposizione – a partire dall’estrema destra della Alternative fuer Deutschland, ma soprattutto da parte dell’alleata bavarese, CSU, e del suo leader e ministro dell’Interno Horst Seehofer.
Tra i due è in corso un braccio di ferro sui respingimenti alla frontiera dei richiedenti asilo già registrati in un altro Paese europeo. La misura fa parte del “Masterplan” del ministro Seehofer sull’immigrazione. E questo punto è al centro di uno scontro che ha monopolizzato in queste settimane la politica tedesca. E che rischia di mettere in pericolo non solo l’alleanza nell’Unione, ma anche la stessa coalizione di governo.
Se non sarà possibile, come sembra, trovare una soluzione comune con tutti i Paesi europei, Merkel ha annunciato che si proverà almeno a formare una “coalizione dei volenterosi”. Stamattina in aula, dove il ministro Seehofer invece non c’era, la Cancelliera si è mostrata potremmo dire combattiva, convinta della sua posizione: niente decisioni unilaterali né i cui costi siano sulle spalle altrui, bensì lavorare assieme con gli altri partner.
Merkel ha difeso la decisione di accogliere quasi 900mila profughi nel 2015, sottolineando come quella emergenza fu gestita insieme, in collaborazione con altri governi. Ma ha ancora una volta messo in chiaro: quella di tre anni fa fu l’eccezione, non la regola. E ora la una situazione è cambiata. La Cancelliera ha parlato di accordi con i Paesi africani per i rimpatri, sul modello di quello con la Turchia. Ha sottolineato che chi arriva in Europa non può poter scegliere dove chiedere asilo. Ma allo stesso tempo che non si possono lasciare soli i Paesi di primo approdo.
Quella di Angela Merkel è in sostanza una corsa contro il tempo. Deve portare a casa un risultato, un accordo almeno con singoli o gruppi di Paesi, che soddisfi i partner della Baviera. Altrimenti, è la minaccia, dal primo luglio Seehofer metterà in pratica i suoi piani con mossa unilaterale. Che è ciò che Merkel assolutamente non vuole. La CSU, alle prese anche con le elezioni in Baviera ad ottobre, sostiene che decisioni nazionali e collaborazione europea non sono in contraddizione tra loro.
Da Seehofer ultimamente sono arrivate aperture al dialogo, rassicurazioni che non c’è la volontà di far cadere la Cancelliera, mantenendo però il punto sui contenuti. Una sua forzatura potrebbe avere come conseguenza la rottura tra i due, e mettere in discussione l’intera tenuta dell’esecutivo. Merkel sembra avere dalla sua la maggioranza dei tedeschi. Così dicono recenti sondaggi: i tre quarti sono per una soluzione europea. Tra i sostenitori dell’Unione, l’appoggio alla linea della Cancelliera è addirittura superiore all’80%. Ma allo stesso tempo, quasi il 60%, in Germania, non crede che questa soluzione europea sia realizzabile in tempi brevi.