Marco Bertotto di Medici Senza Frontiere ci spiega quali sono le condizioni dei 629 migranti che si trovano in questo momento sulla nave Aquarius dell’Ong SOS MEDITERRANEE, che si trova al largo in attesa di ordini. Lo abbiamo raggiunto questa mattina.
Non ci sono sostanziali novità da ieri notte. La nave in questo momento è in attesa di istruzioni tra Malta e la Sicilia, ovviamente in condizione difficile: 629 persone a bordo di una nave che in condizioni normali ne può contenere al massimo 550. Persone con fragilità, che hanno trascorso ore in mezzo al mare in condizioni difficili, settimane o mesi nei centri di detenzione in Libia. È urgente che venga definito quanto prima un porto sicuro in cui sbarcare. Queste persone oggi ci stanno chiedendo per quale ragione la nave è ferma e perchè si è in attesa di che cosa.
Cosa viene risposto a questa domanda?
Viene risposto che stiamo attendendo che venga definito un porto sicuro dove possano sbarcare.
Quanta autonomia ha Aquarius con quelle persone a bordo?
È difficile dirlo, pochissimi giorni. Soprattutto per problemi di cibo, oltre che per le condizioni di sovraffollamento, il sole, il mare. Chi ha fatto quei soccorsi e quei viaggi sa che le condizioni di gestione di questo numero importante di persone non sono tali da consentire lunghi periodi di attesa.
Questo vuol dire che la situazione deve essere risolta velocemente. Ragioniamo per ipotesi, guardando avanti, ma se il governo italiano dovesse tenere duro e non aprire i porti, la nave Aquarius dove potrebbe andare?
Intanto diciamo dove non potrebbe andare, la Libia. Non potremmo immaginare di tornare in una situazione di pericolo per le persone che abbiamo soccorso. Noi attendiamo ordini e siamo pronti a sbarcare a Malta, in Italia, in qualunque porto che risponde ai criteri di sicurezza che sono previsti dal diritto internazionale. Evidentemente non siamo una nave da crociera, non possiamo passare giorni e giorni in mare in attesa di identificare un’autorità nazionale che abbia la compassione e la ragionevolezza di concederci un porto. È molto difficile oggi fare ipotesi.
Esiste la possibilità teorica di andare in Francia o in Spagna?
Sì, anche se va riconosciuto che è un viaggio molto lungo e molto complicato per così tante persone. La cosa più ragionevole sarebbe immaginare un porto vicino e poi eventualmente dei meccanismi di spostamento delle persone via terra. Al momento la nostra preoccupazione è che queste persone possano essere sbarcare il prima possibile e che possano ricevere quelle cure e quelle misure di primo soccorso e di prima accoglienza che sono indispensabili, poi per questa ragione ci auguriamo che questo braccio di ferro politico cessi il prima possibile con una soluzione concreta, umana e conforme al diritto internazionale.