Le prove generali di intesa, Lega e Movimento 5 Stelle le hanno realizzate nell’estate del 2017, sulla pelle dei migranti.
Di Maio e Salvini fecero a gara per attaccare le Ong che tentavano di portare soccorso alle carrette colme di persone che cercavano di attraversare il mare dirette in Italia.
“I taxi del Mediterraneo” le aveva definite Luigi Di Maio, mentre le persone affogavano. Salvini rilanciava affermando che le navi delle Ong andavano affondate.
In campagna elettorale Lega e 5 Stelle si sono combattuti ma poi, dal 5 marzo, i pentastellati più volte hanno ripetuto che la soluzione ideale per loro sarebbe stata l’alleanza con la Lega e Salvini ha mostrato la propria disponibilità, pur non rinnegando il rapporto con Berlusconi.
Così, a meno di imponderabili sorprese, tra poche settimane l’Italia, uno dei paesi più importanti dell’Unione Europea, sarà governata dalla Lega di Salvini, partito che si richiama direttamente al lepenismo, che guarda all’Europa dell’Est degli Orban, che è il punto di riferimento più importante della destra estrema italiana. Salvini ha ottime possibilità di esercitare l’influenza maggiore sul governo.
Al suo fianco una formazione, il Movimento 5 Stelle, che il 4 marzo ha incassato milioni di voti in libera uscita da sinistra ma che non ha mai eretto argini alla propria destra.
Non è un caso che il più entusiasta sostenitore dell’alleanza tra la Lega e il Movimento 5 Stelle sia stato, durante la campagna elettorale, l’ideologo di Donald Trump, il fondatore della alt-right, la nuova destra radicale statunitense, Steve Bannon. “L’Italia -aveva detto al New York Times- è leader dell’ondata populista che sta travolgendo il vecchio ordine politico”. La sua profezia si sta avverando.
Il governo Salvini Di Maio potrà godere di una grande maggioranza, resa ancora più solida dall’astensione di Forza Italia. Una dimensione così grande del consenso all’esecutivo non si era mai vista. Teoricamente, insieme a Forza Italia, una maggioranza dei due terzi, in grado quindi di modificare la Costituzione.
All’opposizione rimangono una sinistra ridotta ai minimi termini, terremotata da una crisi politica devastante, e un un Pd lacerato, in guerra permanente, attraversato da fratture profonde e visioni inconciliabili.
Il Pd avrebbe potuto provare a esercitare un ruolo per scongiurare la nascita del governo Lega-5 Stelle ma l’intransigenza di Renzi nel dire no, e l’incapacità dei suoi avversari interni di metterlo in minoranza, hanno reso vana ogni ipotesi alternativa.