I segni neri delle fiamme a terra che disegnano la sagoma di un camper e due rose sul gradino, “mi sento in colpa” c’è scritto su un biglietto. Pochi abitanti passano accanto al luogo dove dopo le tre di mercoledì notte qualcuno ha bruciato vive tre sorelle: una ragazza di venti anni e due bambine di 8 e 4 anni.
Che sia un triplice omidicio appare certo, perché dalle telecamere accanto a un centro commerciale si vede una persona a volto scoperto che lancia una bottiglia incendiaria contro il camper e poi scappa.
Dentro al camper viveva un’unica famiglia di undici persone, le tre vittime erano in alto nella cuccetta e non sono riuscite a uscire come il resto della famiglia rom, che da circa una settimana si fermava nella zona.
Molti avevano visto passare quel camper con i volti dei numerosi bambini alle finestre, da qualche sera parcheggiava nell’area che sovrasta il centrocommerciale Primavera tra la Prenestina e la Casilina, un piccolo parcheggio isolato, lontano dalle case.
Alle 3.40 le fiamme e le urla della famiglia. Un ragazzo sente le urla perché stava rientrando in macchina e si avvicina. Nicolas è il fratello e racconta ciò che ha saputo:
“Io abito qui vicino ma non ho sentito niente perché stavo dormendo. Mio fratello invece stava rincasando dal lavoro e ha sentito l’esplosione, ha visto delle fiamme e si è subito avvicinato e ha visto questa famiglia disperata che non riusciva a fare uscire dal camper queste tre ragazze. Hanno chiamato i pompieri ma ormai il camper era ridotto in lamiera”.
Chi è venuto qua lo ha fatto appositamente perché sapeva che in questo parcheggio c’era il camper?
“Da quello che so, qualche giorno fa alcuni cittadini hanno fatto un esposto per far spostare il camper che alloggiava qui abusivamente, però nessuno ha risposto all’appello e qualcuno ha pensato bene di farsi giustizia da solo”.
Quindi stai dicendo che il rogo è stato causato da queste persone che non tolleravano che il camper fosse qui?
“E’ probabile, è probabile. Proprio l’altra notte è andato a fuoco un altro camper non lontano da qui, dove non c’era dentro nessuno”.
La notizia dell’esposto chi te l’ha data?
“Me l’hanno detto alcuni abitanti della zona”.
Da quanto tempo era qui questo camper?
“Da meno di una settimana, mi risulta. Di solito questo parcheggio è vuoto. C’è un altro parcheggio qui vicino dove ci stanno delle famiglie rom. E tanti cittadini in passato si sono lamentati”.
Stamattina nella zona dove vivi tu che reazione c’è stata?
“Si diceva che un fatto del genere non è accettabile anche se i nomadi non stanno simpatici a nessuno. A poche centinaia di metri abbiamo un campo rom e i furti di motorini, di macchine sono all’ordine del giorno”.
Tu ci sarai al presidio?
“Purtroppo no perché sto andando al lavoro, altrimenti ci sarei venuto. Sono passato adesso per dare un saluto a queste ragazze. E’ una cosa che mi ha toccato molto”.
In quella zona di Roma ci sono dei campi rom, una settimana fa poco lontano era stato dato fuoco a un altro camper fortunatamente vuoto. Ora gli inquirenti devono capire se i fatti sono collegati, se la morte delle tre ragazze è opera di una vendetta tra famiglie rom oppure razzismo e il frutto dell’intolleranza, che pure è diffusa nella zona.
Poca gente si è avvicinata al luogo dell’incendio, per lo più una rassegnata indifferenza nella strade attraversate da un degrado, e dai cumuli di rifiuti accanto ai cassonetti.