Approfondimenti

Venti di guerra in Libano?

“La prossima guerra in Libano non sarà contro Hezbollah: sarà contro l’intero Paese”. Parola di Naftali Bennet, ministro del governo israeliano e falco dell’estrema destra. “Oggi Hezbollah è inserito nelle istituzioni libanesi”, ha spiegato. Per questo, secondo Bennet, il prossimo attacco dovrà colpire le infrastrutture libanesi e dovrà essere così devastante da “riportare il Paese al Medio Evo”.

Le preoccupazioni in Libano crescono, dopo che Israele – fra il 16 e il 17 marzo – ha bombardato in Siria un convoglio che trasportava missili destinati alla guerriglia libanese.

Non è certo la prima volta che Israele colpisce convogli di armi destinati a Hezbollah. Il fatto nuovo è che l’artiglieria siriana ha risposto e che Israele – per la prima volta – ha ammesso apertamente di aver effettuato un’operazione militare in Sira.

Il lancio di missili da parte siriana è stato sufficiente a far scattare il sistema di difesa anti-missile Arrow: un missile israeliano è partito a intercettare quelli nemici. Sono suonate le sirene nel Nord di Israele e l’incidente è diventato di dominio pubblico.

Israele ha quindi minacciato Assad: se i siriani oseranno ancora usare la loro artiglieria contro gli aerei israeliani, Israele distruggerà l’artiglieria siriana.

Ciò, per la prima volta, ha provocato la reazione della Russia, il principale sponsor di Assad. L’ambasciatore israeliano a Mosca è stato convocato nella notte del 17 marzo al Cremlino con una richiesta di spiegazioni.

Il regime di Assad, da parte sua, ha annunciato che il comportamento di Israele è inaccettabile per Mosca e sarà la Russia – prima di tutto – a tracciare una linea rossa che Israele non potrà superare.

Mosca era coinvolta in qualche modo nell’incidente? Secondo il regime siriano il bombardamento israeliano è avvenuto nella Siria centrale, non lontano da Palmira, mentre fonti israeliane parlano di un convoglio di 700 missili Scud che sarebbe stato intercettato vicino al confine libanese, nella regione Al Qalamun.

Altre fonti – sempre israeliane – parlano di missili provenienti da una fabbrica a sud-est di Aleppo, una zona dove sono presenti truppe russe. L’area era fino a poco tempo fa in mano allo Stato Islamico. Da quando il regime ne è rientrato in possesso, ha riattivato l’impianto, che potenzialmente può rifornire Hezbollah di molte nuove armi.

La tensione è di nuovo salita alle stelle quarantott’ore più tardi, quanto un raid aereo ha distrutto un’auto nel Golan Siriano. Alla guida c’era Yasser al-Sayed, membro di una milizia pro-regime e vicino al Presidente Bashar Al Assad. Forse qualcuno – a Gerusalemme – sta cercando di cambiare le regole del gioco sul fragile confine con la Siria?

CHI CONTROLLERA’ LA SIRIA?

“Dal punto di vista delle battaglie di terra, la Guerra in Siria è praticamente finita” spiega a Beirut Sami Nader, del Levant Institute for Strategic Affairs. “Resta solo da espellere l’Isis dalle zone che ancora controlla e decidere quale autonomia avranno i Curdi nel Nord. Per il resto, sono sempre più convinto che in Siria ci sarà una ripartizione in 3 aree di influenza che oggi sono molto ben disegnate”.

E spiega: “Nel Nord della Siria avremo un’area in mano all’opposizione sotto influenza statunitense; poi un’area sotto influenza turca (l’attuale safe zone) e poi un’altra area controllata dal regime, sotto influenza russa. L’Iran sta ancora cercando di definire la sua propria area di influenza che potrebbe essere compresa fra Damasco e Beirut

In tutto ciò, Israele è fuori dai giochi e teme di vedere arrivare il regime e le milizie di Hezbollah al proprio confine con la Siria. “Il solo fattore che potrebbe cambiare tutto ciò – conclude Sami Nader – è un diretto intervento degli Stati Uniti o di Israele. E’ probabile che Israele cercherà in qualche modo di sedersi al tavolo dei negoziati in Siria”.

Ma è ancora pensabile un intervento militare israeliano contro Hezbollah, come avvenne in Libano nel 2006? Invece di ottenere una facile e rapida vittoria, Israele uscì con le ossa rotte da quel conflitto. La guerriglia libanese riuscì a lanciare più di 4000 razzi verso il territorio israeliano. Un mese di guerra uccise – si stima – oltre 1,300 libanesi, 44 civili israeliani e 121 soldati israeliani.

Ebbene: ora la forza di Hezbollah è enormemente cresciuta rispetto ad allora. Il diretto coinvolgimento nella guerra in Siria ha accresciuto le sue capacità militari e le sue dotazioni di armi.

Oggi Hezbollah non è semplicemente un movimento di guerriglia che controlla il Sud del Libano. Fa parte del governo libanese. Ha due ministri e 11 deputati in Parlamento. Ha stretto alleanze con altre forze politiche libanesi e spesso riesce a imporre il suo punto di vista sulla scena politica.

Il presidente libanese Michel Aoun ha detto nei giorni scorsi che non è pensabile disarmare Hezbollah finché Israele occupa terra libanese e cerca di appropriarsi delle risorse del paese. Hezbollah, ha spiegato Aoun, “costituisce una parte importante del sistema di difesa libanese, in quanto l’esercito libanese da solo non avrebbe la forza di opporsi a Israele”.

I commenti del Presidente hanno fatto infuriare in Libano diversi politici cristiani e sunniti: “Allora a che ci serve un esercito? Mandiamolo a casa e teniamoci solo la guerriglia” ironizzavano alcuni. Secondo altri, le parole di Aoun sono purtroppo la verità. Contro un esercito potente e sofisticato come quello israeliano, qualsiasi altro esercito è destinato a soccombere. Solo un movimento guerrigliero con la struttura di Hezbollah ha qualche speranza di farcela.

Il partito degli sciiti libanesi – mentre potenziava la sua ala militare – ha messo mani e piedi in politica, consapevole che è impossibile governare il Libano senza allearsi con altre comunità: quella cristiana, prima di tutto.

Dopo una paralisi due anni, Hezbollah lo scorso autunno è riuscito a far eleggere presidente il suo alleato cristiano, Michel Aoun. E ora sta cercando di imporre una nuova legge elettorale proporzionale, quella che potrebbe dargli un buon risultato alle urne nelle elezioni parlamentari previste per i prossimi mesi.

In più l’alleato di Hezbollah in Siria, Bashar Assad, non è affatto fuorigioco, come l’occidente sperava. Assad adesso pensa di poter restare alla guida della Siria, o di quello che ne rimane. Ormai non combatte più per la sua sopravvivenza. Protetto dai russi, pensa di poter chiudere la finestra ai bombardamenti israeliani in Siria, bombardamenti (contro Hezbollah) che aveva dovuto tollerare negli anni scorsi.

PREPARATIVI DI GUERRA

Ma anche Israele è meno cauto perché Netaniahu – con Trump – sente di nuovo di poter avere la copertura degli americani che non sempre ha avuto con Obama. Il premier israeliano potrebbe essere tentato di risolvere con una guerra i sui problemi interni: la sua coalizione di governo è in crisi e lui è bersagliato dalle inchieste.

Israele è inoltre convinto di aver imparato la lezione dopo la guerra in Libano del 2006. Il sistema anti-missile Arrow, un ombrello che dovrebbe coprire tutto il territorio israeliano, funziona.

Per proteggere i civili dai missili, Israele ha messo a punto il piano “Safe Distance” svelato qualche giorno fa alla stampa da un alto ufficiale dell’Homefront Command.

“L’idea è di evacuare tutti i civili in modo che non siano presenti in zone pericolose” ha spiegato. Insomma: portare via tutti gli abitanti dalle zone al confine con il Libano sistemandoli in hotel, kibbutz e strutture pubbliche in altre zone del paese.

Invece di lasciare ai residenti la decisione se andarsene o no – come in passato – al primo accenno di guerra ci sarà un’evacuazione di massa, organizzata in collaborazione con le municipalità. Israele è pronto a spostare in poche ore 250 mila abitanti del Nord in altre aree del paese.

In più, sono stati approntati ripari anche per chi vive nelle città, lontano dai confini, perché con i missili a lungo-medio raggio in forza a Hezbollah, tutto il territorio diventa un obiettivo. Compresa la centrale nucleare israeliana di Dimona, che Nasrallah ha minacciato di colpire in caso di un attacco israeliano.

Hezbollah sostiene anche che manderà I propri guerriglieri in Israele se ci sarà un’altra guerra” spiega il giornalista del Daily Star Nicholas Blanford, uno dei maggiori conoscitori – in Libano – della guerriglia libanese e del suo apparato militare. Blanford ha percorso tutti i confini su cui Hezbollah sta operando; è entrato nei loro bunker e ha studiato sul campo le loro operazioni militari.

In passato, sono stati sempre gli Israeliani a  entrare in Libano, e non viceversa” spiega. “Ebbene, Hezbollah adesso si sente abbastanza forte da poter ribaltare questa costante e inviare i suoi combattenti – magari seguiti da una telecamera – fino in Galilea. Anche se fosse solo un raid di poche ore, se riuscissero a trasmettere in tv immagini di Hezbollah che percorrono il Nord di Israele, questo avrebbe un enorme impatto psicologico sul pubblico israeliano”.

Secondo Blanford, “né Hezbollah né Israele vogliono un’altra guerra perché il costo per entrambi sarebbe enorme. Ma c’è un rischio reale di sbagliare i conti nel caso una delle due parti prendesse un’iniziativa anche piccola e l’altra reagisse, causando una rapida escalation“.

Israele – secondo i suoi generali – pensa a una guerra che sia cosi rapida e distruttiva da costringere i libanesi ed Hezbollah ad arrendersi. “Ma questo vuol dire non comprendere la natura di Hezbollah” conclude Blanford. “La guerriglia libanese non concederà mai a Israele una facile vittoria: continuerà a combattere. Più a lungo dura la guerra, più danni Hezbollah riesce a causare a Israele e più forte sarà la pressione internazionale su Israele perché arrivi a un accordo”.

Il rischio è anche che la nuova guerra fra Hezbollah e Israele inizi in territorio siriano, per poi investire il Libano. Una situazione potenzialmente esplosiva. Non solo per i civili libanesi, ma anche per un milione e mezzo di profughi siriani che il Libano ospita.

  • Autore articolo
    Michela Sechi
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