Habiba ha creato una piccola impresa di catering. Si chiama Makì, come le locande dove in Africa ci si incontra per mangiare e ascoltare racconti popolari. Princess, ex vittima della tratta, è riuscita a salvarsi dalla strada e ora aiuta le altre a uscire dal racket della prostituzione. E poi c’è Agitu, scampata alla repressione in Etiopia e ora vive in Trentino dove alleva 80 capre per un programma di agricoltura sostenibile chiamato “La capra felice”.
L’otto marzo può essere declinato in tanti modi, come per esempio attraverso il racconto di donne immigrate e rifugiate che sono riuscite a lasciarsi un passato drammatico alle spalle e a coltivare i loro personali talenti in Italia, costruendosi un futuro per loro, aiutando o aprendo con prospettive diverse la vita di altri.
Storie di donne arrivate in Italia in maniera drammatica, camminando per centinaia di chilometri fuggendo dall’Africa, o ingannate con prospettive false, e finite nel racket dello sfruttamento sessuale, oppure tirando fuori da un cassetto un permesso di studio all’estero, ancora di salvezza per scappare dalla dittatura.
Alcune di queste storie sono state presentate dalle stesse protagoniste alla Stampa Estera, insieme a Emma Bonino, per ricordare anche le migliaia di ragazze che attendono la legge sulla cittadinanza, lo ius soli, per continuare a studiare e vivere in Italia.
Princess Okokon, è una donna nigeriana di circa 40 anni. Alla fine degli anni ‘90 arrivò in Italia, vittima della tratta, le avevano promesso un lavoro in un ristorante, e non capiva perché le chiedevano di vestirsi con abiti che non c’entravano nulla con ciò che pensava di dover fare. Finì a Torino, ma grazie ad un italiano, che poi è diventato suo marito, è riuscita a fuggire dalla schiavitù della strada e a creare ad Asti insieme a lui il Piam (Progetto Integrazione Accoglienza Migranti), che ha permesso di salvare circa duecento donne, fornendo loro assistenza legale e medica, un aiuto che gli aguzzini non le perdonano perché continuano a minacciarla.
Sentiamo la sua storia:
Princess Okokon ex vittima di tratta
Habiba Outtura è scappata dalla Costa d’Avorio tanti anni fa, è arrivata in Ghana camminando per migliaia di chilometri, poi è giunta in Italia, una destinazione casuale, il primo approdo in Europa. Arrivata a Roma, ha trovato assistenza al centro Astalli, grazie al quale è riuscita ad imparare l’italiano e a diventare una mediatrice culturale, prima nell’ambito infermieristico, poi ha deciso di provare a realizzare un suo progetto. E così è nato Makì che alla Città dell’Utopia a Roma accoglie italiani e stranieri offrendo cibi della Costa d’Avorio e degli altri paesi africani. C’è anche un sito, per gestire la cucina etnica attraverso un catering.
Anche lei era alla Stampa estera a raccontare la sua storia: