Con ogni probabilità non vincerà queste elezioni. Ma la politica olandese ha un nuovo protagonista.
Si chiama Jesse Klaver, ha trent’anni, è il leader di Groenlinks, il partito dei Verdi. Che, con lui, potrebbe addirittura quadruplicare i suoi consensi.
Le elezioni olandesi 2017 sono state segnate, ancora una volta, dal tema immigrazione. Dalla retorica brutale e antislamica di Geert Wilders. Ma quest’anno è successo qualcosa. Wilders, maestro delle provocazioni e della comunicazione, ha trovato un avversario temibile proprio in Jesse Klaver.
Klaver è tutto ciò che Wilders non è. E’ pro-Europa, è a favore dell’integrazione degli stranieri. E’ per la riduzione delle spese militari e per l’allargamento del già generosissimo stato sociale olandese. Le sue posizioni, solidamente radicate nella sinistra europea, sono state nutrite, in questa campagna, dal racconto personale che Klaver ha fatto. Figlio di un marocchino e di una olandese di origini indonesiane, Klaver è stato cresciuto dai nonni in un ambiente sociale tutt’altro che abbiente.
Con questa storia personale e queste idee, Klaver ha percorso la campagna elettorale. E l’ha percorsa con uno stile aperto, inconsueto per una politica ancora paludata come quella olandese. Klaver ha introdotto anche modi nuovi di comunicazione, puntando sui social media ma anche su riunioni ristrette con gli elettori del suo partito. In altri casi il leader dei Verdi ha però scelto consessi più larghi. I suoi comizi, che hanno raccolto più di cinquemila supporter, sono stati i più affollati della campagna elettorale olandese.
Alla fine, almeno nei sondaggi, Klaver è decollato. I suoi Verdi, che sono un partito nato 25 anni fa da una galassia di gruppi pacifisti, comunisti, di cristiano sociali, potrebbero arrivare a 17 seggi alla Camera. Ne hanno, oggi, 4. Il trionfo verde approfitterebbe dello spazio lasciato aperto, a sinistra, dai laburisti, in crisi dopo l’alleanza di governo con i liberal conservatori. C’è anche chi non esclude il loro arrivo al governo, in una coalizione di centrosinistra con liberal socialisti e laburisti.
Intanto la fisionomia di Klaver è cresciuta. Alcuni l’hanno paragonato, per il suo look, a Justin Trudeau, il premier canadese. L’entusiasmo dei fan ha ricordato la campagna di Bernie Sanders. Altri hanno messo in guardia contro una forma di politica spettacolo, che potrebbe essere carente in fatto di idee e riforme vere. Un dato appare comunque interessante, e non solo per l’Olanda. Klaver è riuscito a contrastare in modo efficace la retorica di Wilders. Ha parlato di cose di cui molti hanno ormai paura di parlare: di Europa, di immigrazione, di Islam. E l’ha fatto tranquillamente, indicando un modello di Olanda, e di Europa, che si rinnova; nel solco della ragione, del multiculturalismo e della tolleranza.