Sì, certo: ho delle belle canzoni, riesco anche a suonare discretamente la chitarra, mi compro un microfono, un bel registratore, schiaccio “rec” e il gioco è fatto…facile no?
Beh, non funziona così. E i livelli? Gli alti? I bassi? La compressione? E se ci si vogliono mettere dei violini o delle tastiere? E la batteria la registro “avanti” o “dietro” la chitarra ?
Ecco, solo una parte del quadro delle problematiche tecniche della registrazione del suono, alle quali si aggiungono le difficoltà di tipo artistico: colorazione, intensità , timbro e ancora molte altre.
Alla ricerca del suono perfetto è il titolo del bel libro di Greg Milner che è uscito per ilSaggiatore: 418 pagine dense di storia della registrazione del suono, di quella roba, insomma, che esce dalle nostre casse high-end, dalle casse dell’auto o ancora dall’ultimo altoparlante bluetooth che ci siamo comprati l’altro ieri.
Perché probabilmente gli U2 buona parte del loro successo lo devono prima a Steve Lillywhite, poi a Brian Eno e a Flood, e i Ramones non sarebbero stati così importanti senza Phil Spector e il suo muro del suono. Per non parlare dell’importantissimo lavoro di recupero che Steven Wilson sta facendo con i dischi del periodo aureo del progressive anglosassone.
Are you ready Eddy? (come recitava un brano di E.L&P) e l’importanza del tecnico dietro al vetro e delle tecniche di registrazione, una lettura da fare a piccoli sorsi dove tecnica, storia e aneddoti da sala di registrazione si miscelano al punto di formare un vero e proprio romanzo a connotazione storica.
Dalla contro copertina: “Alla ricerca del suono perfetto racconta la storia di questa esplorazione, dal soldato americano che monitora le trasmissioni radio naziste e casualmente scopre l’esistenza del nastro magnetico ai tecnici che sviluppano il primo format audio digitale”.