Prove tecniche di grandi concentrazioni nel settore delle telecomunicazioni. La vecchia Telecom Italia insieme al gruppo francese Orange, ex France Télécom.
I mercati azionari starebbero apprezzando l’ipotesi di fusione tra le due società; la politica – soprattutto all’Eliseo – non si metterebbe di traverso e i protagonisti dentro le società in questione si scrutano.
Due giorni fa il presidente francese François Hollande durante la conferenza stampa dopo l’incontro con Renzi a Venezia ha detto: “Nella difesa ci potranno essere concentrazioni tra aziende italiane e francesi, anche nelle telecomunicazioni se vogliamo avere un peso. Senza un’industria forte non c’è futuro”, ha concluso Hollande. Renzi, a chi gli chiedeva dell’ipotesi di fusione Telecom-Orange, ha risposto: “L’Italia accoglie tutti gli imprenditori stranieri che considerano il nostro Paese un mercato interessante. In Italia – ha sentenziato Renzi – è finito il capitalismo di relazione e il salotto buono della finanza”. Per Hollande e per Renzi, dunque, la fusione si potrebbe fare.
Chi sono i soggetti in campo?
Orange è partecipata al 24 per cento dallo Stato francese. Il principale azionista di Telecom Italia con il 20 per cento delle azioni è il gruppo francese Vivendi (un colosso nell’industria di cinema, televisione e musica; 10 miliardi di euro di fatturato l’anno, il triplo di Mediaset). Il patron di Vivendi è quel Vincent Bolloré molto ben piazzato in Italia: è il secondo azionista di Mediobanca e nel cda di piazzetta Cuccia siede la figlia 27enne, Marie Bolloré.
I protagonisti della fusione sono dunque principalmente francesi. E per ora si tratta solo di un’ipotesi.
L’operazione, inoltre, potrebbe arrivare a coinvolgere in un risiko intricatissimo anche Mediaset della famiglia Berlusconi. Infatti, il Bolloré primo azionista di Telecom Italia (o Tim, secondo la nuova denominazione) è molto interessato alla pay tv del gruppo Berlusconi, Mediaset Premium. Lo ha scritto ieri il quotidiano economico francese Les Echos. L’alleanza Vivendi-Mediaset potrebbe finire in un’orbita ancora più grande, se Vivendi dovesse mai avere un ruolo da protagonista nell’ipotizzata fusione tra le ex Telecom italiana (Tim) e francese (Orange).
Si profila, dunque, una grande intesa che metterebbe insieme diverse attività: dalla telefonia alla connettività in rete, alla produzione di contenuti (tv, musica, cinema).
È un’ipotesi, per ora, niente di concreto, ma dà l’idea di cosa si muove nel settore delle comunicazioni.
Qualcosa di concreto, e non un’ipotesi, è invece quanto sta avvenendo in Italia nel settore dell’editoria (giornali, libri, radio). È un settore dove – come abbiamo visto anche a Memos negli ultimi giorni (qui qui qui)– è in atto una concentrazione di soggetti (Repubblica-Stampa, Mondadori-Rizzoli) e di risorse (la pubblicità). Operazioni rilevanti perché vanno a incidere su libertà e diritti in un campo fondamentale per la democrazia: l’informazione e la comunicazione.
Degli ultimi casi, l’annunciata fusione Repubblica-Stampa e la vendita di Rcs Libri alla Mondadori, Memos ne ha parlato anche oggi. Ospiti della trasmissione: Furio Colombo, giornalista, ha lavorato sia alla Stampa che a Repubblica, è stato direttore dell’Unità, parlamentare per tre legislature; Lidia Ravera, scrittrice e giornalista, assessora alla Cultura e alle Politiche giovanili nella giunta Zingaretti della Regione Lazio.
Ascolta la puntata di Memos