Il Niger proclama l’indipendenza dalla Francia il 3 agosto 1960. L’evento viene festeggiato quel giorno con sfilate, corse di cavalli e dromedari e esibizioni di artisti. Degli interventi musicali nel corso della cerimonia ufficiale è stata rintracciata un’unica testimonianza registrata, una canzone interpretata da Guero Zarto.
Originario di Maradi, una delle province più importanti del Niger e la più rilevante economicamente, Guero Zarto era un artista all’epoca molto popolare nel suo paese: musicista della corte del capo della provincia, Zarto era uno degli artisti che erano chiamati a prodursi in occasione della celebrazione di feste e riti legati al passaggio delle stagioni, al lavoro agricolo, alle nascite, ai matrimoni, all’investitura dei capi tradizionali.
La canzone che canta la sera dell’indipendenza nel corso della cerimonia ufficiale si intitola Diori Hamani Mijin Aissa, ovvero “Diori Hamani, il marito di Aissa”: la canzone tesse le lodi appunto di Diori Hamani, che sarà il primo presidente del Niger, ma anche di sua moglie Aissa Diori.
Molto apprezzata dai nigerini, impegnata a favore delle popolazioni delle campagne, della scolarizzazione dei bambini della componente nomade del Niger, e alla guida dell’Unione delle donne nigerine, Aissa Diori rimane uccisa nel 1974 nel corso del colpo di stato militare che depone il marito Hamani Diori. Diori fu imprigionato e tenuto poi sotto sorveglianza fino all’87, per poi concludere la sua vita nell’89 in esilio in Marocco.
Con tutta probabilità nel ’74 Diori era rimasto vittima degli stessi che lo avevano messo al potere: cioè i francesi. Nel ’54 dalle elezioni volute dalla Francia Diori era uscito politicamente sconfitto da Djibo Bakary, leader della formazione Sawaba. Ma nel ’58, in occasione del referendum che proponeva l’entrata delle colonie in una comunità francese, o in caso contrario l’indipendenza immediata, Diori, consigliato da Houphouët-Boigny, futuro padre-padrone della Costa d’Avorio, optò per il sì, mentre Djibo Bakary, come Sekou Touré, leader indipendentista della Guinea (che appunto arrivò poi all’indipendenza già nell’ottobre del ’58), diede indicazione per il no. La Francia di De Gaulle impose allora Diori, e la sua formazione politica diventò partito unico.
In ballo per la Francia – nel contesto della guerra fredda – c’era l’uranio del Niger. Ma più avanti Diori pretese una rivalutazione dell’uranio: di qui le premesse del colpo di stato del ’74. Per tornare alla musica, nel ’60 il Niger non aveva un inno nazionale, e l’indipendenza fu celebrata nientemeno che con l’inno nazionale dei colonizzatori, la Marsigliese: tutto un programma. Poi nel ’61 il Niger si dotò di un inno proprio: scritto da un musicista e da un paroliere francesi… Maurice Thiriet, autore di musiche da film, e Nick Frionnet, paroliere di Toni Rossi.
Il Niger non fu del resto l’unico paese dell’Africa indipendente ad avere l’inno nazionale scritto da musicisti della ex potenza coloniale, Francia o Gran Bretagna.
L’inno si chiama La Nigérienne. Nel 2019 le stesse autorità nigerine si sono poste il problema di un inno nazionale di sapore troppo coloniale, e hanno formato una commissione con l’incarico di studiare la questione. Ma il 3 agosto scorso il Niger ha celebrato sessant’anni di indipendenza con il solito inno, e beninteso, con l’uranio guardato a vista dai francesi.
Foto di Ron Kroon / Anefo