La vita di XXXTetacion non è un esempio. Dentro e fuori dal carcere continuamente, con accuse pesanti che vanno dalla rapina alla violenza privata. Potremmo trovargli giustificazioni di ogni tipo, come si fa in questi casi. Un’infanzia difficile, una situazione famigliare disastrosa, una vita che conosce la violenza fin da subito, da quando all’età di sei anni pugnalò un uomo che stava maltrattando sua madre.
Potremmo, e anzi dovremmo, trovargli giustificazioni se volessimo fare di lui un esempio. Ma non vogliamo. XXXTentacion è un personaggio controverso, la cui vita è sempre stata sospesa tra musica e violenza. Spesso queste due voci si sono incontrate, dando vita ad un rap ruvido, caratterizzato da forti distorsioni, quasi fastidiose, e da beat grezzi e sporchi.
Era strano Tentacion, molto strano. Ai margini della società, fuori presto dalla scuola, allontanato dal mondo del lavoro, violento con la sua ragazza e anche con i suoi fans. Peculiare anche la sua posizione nell’ambiente hip hop. I suoi punti di riferimento erano lontani dai classici “eroi” del settore, ed andavano da Kurt Cobain a The Weekend. Aveva l’enorme pregio di suonare diverso in un ambiente in cui sembra ormai si faccia a gara per assomigliarsi.
Nelle sue Instagram Stories diceva che la musica gli aveva salvato la vita, ma la violenza puntualmente ritornava. Nei suoi testi e nella sua stessa esistenza. L’ultima volta, definitivamente, ieri, quando da un SUV che ha affiancato la sua BMW sono partiti i colpi di arma da fuoco che lo hanno ucciso. Aveva vent’anni Jahseh Dwayne Onfroy e no, non era un esempio. Ma così giovane, è riuscito a lasciare un segno nel rap mondiale, e questo oggi non è poco.